dipartire
v. tr. e intr. [comp. del pref. di-1 e partire] (io diparto, ecc.; nel sign. 1 a, anche dipartisco, dipartisci, ecc.), letter. – 1. a. ant. Dividere una cosa in parti; scompartire, distribuire. b. Dividere una cosa da un’altra, allontanare una persona da un luogo o da altra persona: mal segue quello Sempre chi la giustizia e lui diparte (Dante); ombre mostrommi ... Ch’amor di nostra vita dipartille (Dante). 2. intr. pron. Allontanarsi, andare via da un luogo, separarsi da una persona partendo: e così dicendo, senza più ritornarvi si dipartì (Boccaccio); o anche, allontanarsi definitivamente dalla terra, dagli uomini, cioè morire (cfr. dipartita): sempre stringe All’uomo il cor dogliosamente, ancora Ch’estranio sia, chi si diparte e dice, Addio per sempre (Leopardi); anche, prendere origine: dalla piazza si dipartono tre strade; fig.: dipartirsi dalla retta via, dipartirsi dal vero, dipartirsi dall’opinione altrui. Col sign. di partire, andare via, anche senza la particella pron.: L’ombra sua torna, ch’era dipartita (Dante); finge Ch’altra cagion a dipartir l’astringe (T. Tasso).