differenzialista
agg. Che tiene conto delle differenze di identità tra le diverse culture e civiltà. ◆ Il razzismo «classico», che si diffonde nel XIX secolo, nega l’umanità del gruppo rifiutato, attribuendogli un’altra «razza». Questo razzismo è oggi quasi completamente estinto. Lo ha sostituito, come ha notato André Taguieff, il «razzismo differenzialista», che afferma l’incompatibilità, l’incomunicabilità fra culture diverse. (Sole 24 Ore, 20 febbraio 2000, p. 46, Tempi moderni) • Oggi il razzismo è diventato «differenzialista». Si appella cioè alla minaccia che l’arrivo di nuove identità, quella musulmana ad esempio, comporta per le identità culturali, nazionali e religiose d’Europa. (Stampa, 26 agosto 2001, p. 25, Cultura e Spettacoli) • Solo il 5% spinge per un modello differenzialista - pensa cioè che gli stranieri debbano «rimanere tali», vivendo «tra loro» e mantenendo i propri riferimenti culturali e valoriali -, (Fabio Bordignon, Repubblica, 26 ottobre 2003, p. 14, Commenti).
Derivato dal s. m. differenziale con l’aggiunta del suffisso -ista.
Già attestato nella Repubblica del 1° novembre 1990, p. 32, Cultura (Gian Enrico Rusconi).