didascalia
didascalìa s. f. [dal gr. διδασκαλία «istruzione», der. di διδάσκαλος «maestro», da διδάσκω «insegnare»]. – 1. In origine, l’istruzione dell’antico coro lirico greco per opera del «didascalo»; poi la rappresentazione drammatica, di cui il coro costituiva la parte essenziale, compreso anche l’apparato scenico; quindi, l’insieme di tragedie o di commedie che ogni poeta avesse presentato negli agoni drammatici, e anche la lista cronologica delle rappresentazioni drammatiche. 2. a. Nel testo di un’opera drammatica o nella sceneggiatura di un film, ciascuna delle indicazioni dell’autore o dello sceneggiatore, relativamente alla recitazione e alla scenografia (per es., la descrizione della scena all’inizio di ogni atto o di ogni quadro, le notazioni per l’entrata o l’uscita dei personaggi a ogni scena, il tono con cui va detta una battuta, ecc.). b. Nei film muti o parlati in lingua diversa da quella del pubblico per il quale sono proiettati, scritta impressa su una sequenza di fotogrammi e riprodotta perciò sullo schermo, come commento dell’immagine o come trascrizione o traduzione del dialogo (con questa accezione è oggi più com. sottotitolo); in partic., d. iniziali (o titoli di testa), quelle che compaiono all’inizio di un film, e che comprendono il titolo dell’opera e i nomi di coloro che vi hanno preso parte. c. In libri, giornali, riviste e sim., scritta esplicativa di un’illustrazione, situata di solito al disotto della figura. d. Per estens., scritta esplicativa, generalm. iscritta su cartiglio, usata in miniature e in dipinti o rilievi di grandi dimensioni. 3. Con il sign. originario (di insegnamento, istruzione), ciascuno degli interventi con cui, secondo le disposizioni conciliari, il sacerdote o un ministro laico introduce e spiega ai fedeli i riti, le letture e le preghiere della messa o di altra celebrazione liturgica.