detoscanizzare
v. tr. Sottrarre all’influenza del modello toscano. ◆ Certo, la partita non è conclusa, anzi siamo all’inizio, ma alle 23,30 [Claudio] Martini sente di avercela fatta e dice: «Anche se la cautela è d’obbligo, bisogna pur dire che il progetto di detoscanizzare l’Italia, almeno qui da noi, non ha funzionato». Si guarda intorno soddisfatto, sorride e aggiunge: «Il centro-destra è al punto più basso rispetto a tutte le altre Regioni». (Vincenzo Tessandori, Stampa, 17 aprile 2000, p. 10, Elezioni) • Giorgio Marchetti è noto come raccoglitore del parlare «basso» toscano. Ha compilato un dizionario («Il Borzacchini Universale») e ora l’aggiorna con recuperi di gustosi modi di dire. È una provocazione, proprio quando l’Accademia della Crusca si adopera per «detoscanizzare» la nostra lingua nazionale e cancella parole come «panni» e «cacio» che stanno per vestiti e formaggio. (Giorgio De Rienzo, Corriere della sera, 29 dicembre 2003, p. 27, Cultura) • La Toscana è stata, secondo i berlusconiani, il «buco nero della democrazia», un brutto totem per cui occorreva «detoscanizzare» l’Italia. Oggi invece [Silvio] Berlusconi riparte da Firenze. Perché? Perché oggi, con la nuova legge elettorale, tutti i voti contano: non come ieri, quando alcuni voti contavano tanto e altri niente. (Pietro Jozzelli, Repubblica, 21 gennaio 2006, Firenze, p. II).
Derivato dal v. tr. toscanizzare con l’aggiunta del prefisso de-.