derrata
s. f. [dal fr. ant. denrée, lat. *denariata, der. di denarius «denaro»; propr. «ciò che si acquista con un denaro»]. – 1. Nome generico di prodotti agrarî di largo consumo, di uso alimentare e a mercato internazionale, quali cereali, olî e grani, cacao, caffè, zucchero, ecc.: d. alimentari; l’aumento delle d.; le d. scarseggiano. 2. Merce, mercanzia in genere o determinata quantità di merce, di roba, di generi alimentari; spec. in alcune locuz. fig.: giunta alla d., sovrappiù, contentino e sim. (propr., ciò che il venditore regala in aggiunta alla merce acquistata); è più la giunta che la d., quando la parte accessoria vale più che la parte principale; meno com., val più la mostra che la d., più l’apparenza che la sostanza. Nel commercio, ordine in derrate, cambiale contenente la promessa di consegnare o far consegnare, anziché una somma di denaro, una determinata quantità di derrate; tale ordine non è più disciplinato dalla legislazione vigente, ma ne è tuttavia praticato l’uso e riconosciuta la liceità. 3. ant. Reddito di una proprietà; rendita o ciò che si ricava da una vendita; prezzo e sim.: tutti e’ Cristiani soggiogherò, e venderogli per ogni paese per maggiore d. che non fe’ Vespasiano de’ Giudei (Andrea da Barberino). Anche nel senso etimologico: appena che io abbia delle due d. un denaio (Boccaccio), appena che io abbia ricavato un denaro da una merce che ne vale due.