depensante
(de-pensante), s. m. e f. e agg. Privo della capacità di pensare con la propria testa, preferendo spesso conformarsi al pensiero di altri. ◆ Il duello più mediatico d’Italia, nel collegio uninominale dove corre l’ex sindaco ulivista Riccardo Illy, è incominciato: lo sfidante Vittorio Sgarbi la prende con allegria. Ma da ieri, senza il «fair-play» iniziale. «Ah sì? Nega di essere mio amico, come lo ritenevo io, dopo che sono stato quattro o cinque volte a casa sua, ospite a pranzo? Dice che faccio politica per hobby? Allora fategli sapere che la tregua è finita. È un figlio di papà de-pensante». (Gigi Padovani, Stampa, 25 aprile 2001, p. 6, Interno) • [tit.] La comoda scappatoia usata dai «depensanti» [testo] Carmelo Bene aveva coniato il neologismo «depensanti» per coloro che, pur essendo dotati di intelligenza, non hanno un pensiero originale, come gran parte dell’umanità. (Vittorio Sgarbi, Giornale, 2 ottobre 2002, p. 1, Prima pagina) • Vittorio Sgarbi ce l’ha con Giovanni Gozzini, assessore alla cultura, che al contrario del collega di giunta Eugenio Giani, pronto a concedere lo sconto sulle affissioni, proprio non se la sente di mettere il marchio del giglio rosso sulla mostra sull’omosessualità «Vade retro» che Sgarbi non ha allestito a Milano per l’opposizione del sindaco Moratti e che aprirà il 23 ottobre alla palazzina Liberty di Santa Maria Novella. «Francamente gli argomenti di Gozzini sono così sconfortanti da suscitare in me un misto di stupore e avvilimento», attacca Sgarbi. «Ci avevo parlato per telefono e non mi era sembrato depensante». (Simona Poli, Repubblica, 7 ottobre 2007, Firenze, p. I).
Derivato dal p. pres., s. m. e agg. pensante con l’aggiunta del prefisso de-.