defaticare
v. intr. e tr. Nel linguaggio sportivo, ridurre l’affaticamento muscolare e la quantità di acido lattico formatosi nei muscoli in seguito a sforzi intensi e prolungati; nella forma riflessiva defaticarsi, praticare esercizi per smaltire l’affaticamento muscolare. ♦ Il signor Mario Berta di Bergamo ha notato che, in molte cronache, compare "defatigante" (con la "g": dettaglio importante, come vedremo) nel senso di "che toglie fatica", mentre il vero significato è "che dà fatica", cioè proprio l'opposto. Com'è possibile e spiegabile una confusione di questo genere? Esiste un verbo "defaticare, defaticarsi" (con la "c"), e suppongo che esso sia il colpevole. Il "defaticamento" (con la "c") è, infatti, quella corsa di breve durata che l'atleta compie dopo uno sforzo intenso per eliminare l'acido lattico formatosi nei muscoli. Di conseguenza è "defaticante" (con la "c") a togliere la fatica. (Giulio Nascimbeni, Corriere della sera, 28 novembre 1991, Opinioni) • Certamente non si può sottovalutare la «lotta» del fisico, sottoposto, in media, al logorio dell'artrosi piuttosto che a quello dell'osteoporosi, o ancora alle difficoltà di menopausa e andropausa, eppure, soprattutto per chi crede nella medicina alternativa, è sempre più forte la convinzione che il movimento dello spirito è in grado di influenzare il movimento del corpo, defaticare l'apparato cardiocircolatorio, rendere possibile una serena sessualità. (Stampa, 10 giugno 2005, p. 18, Terza età) • La paura, la tensione ma anche la stessa posizione per troppe ore rischia di creare contratture e crampi. Muoversi ogni tanto aiuta a defaticare e a rilassare il corpo. (Repubblica.it, 19 luglio 2010, Salute) • "Millennial" è anche Filippo Tortu, la promessa azzurra che potrebbe scendere sotto i 20" nei 200: «La sua gestione», spiega suo padre e coach Salvino, «è stata di costruirlo tecnicamente mentre la sua crescita biologica si stava completando, così da evitare alterazioni strutturali e conservarlo al top una volta uscito per sempre dall'età dello "svezzamento"». Protetto per durare e per stupire, si capisce che è un predestinato anche se lo vedi "defaticare" sul prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi: che vi batta il sole o che si respiri quell'aria d'entusiasmo mista a sudore che è tipica di un giorno di fatica, tutto si può riassumere in una parola: passione. (Enrico Sisti, Repubblica, 11 luglio 2017, p. 50, Sport).
Derivato dal v. faticare con l’aggiunta del suffisso de- con valore sottrattivo.
Già attestato nel «Corriere della sera» dell’11 dicembre 1980, p. 31, Corriere sportivo (Enrico Arcelli).