decubito
decùbito s. m. [dal lat. tardo decubĭtus -us, der. di decumbĕre «coricarsi»]. – 1. La posizione del corpo giacente nel letto, soprattutto in caso di malattia e in relazione con questa: d. indifferente, quando è possibile decombere in qualsiasi posizione; d. preferito, d. obbligato, in cui il malato assume, di preferenza o in modo esclusivo, una determinata posizione: supina (d. supino), prona (d. prono), laterale (d. laterale); tipi particolari di decubito sono il d. ortopnoico, in posizione semiseduta, proprio di chi soffre di scompenso cardiaco; d. a cane di fucile, nella meningite, con le gambe avvicinate e contratte in flessione. 2. D. o piaga da d., particolare lesione di tipo necrotico, talvolta anche flogistico e cancrenoso, che si produce a carico della cute distrofica in corrispondenza dei punti di maggiore contatto con il letto, specialmente dove affiora lo scheletro (sacro, calcagno, ginocchia). Per estens. si parla di decubito anche quando un processo analogo avviene in una sede diversa da quella cutanea (per es., lesioni delle gengive per protesi dentarie difettose). 3. Nell’atletica leggera, la posizione assunta dal ginnasta quando si sdraia a terra sul dorso per compiere determinati esercizî.