decisione
deciṡióne s. f. [dal lat. decisio -onis, der. di decīdĕre: v. decidere]. – 1. Nel linguaggio giur., pronuncia del giudice, con la quale viene decisa una controversia: la d. della Cassazione, della Corte d’appello, del Tribunale, ecc. (la parola è sempre usata, invece di sentenza, per le pronuncie con le quali il Consiglio di stato e i giudici amministrativi in genere decidono una controversia). 2. Nell’uso com.: a. Scelta cosciente e ragionata di una tra le varie possibilità di azione o di comportamento (e più in partic., sotto l’aspetto psicologico, il momento deliberativo di un atto volitivo): prendere, maturare una d.; è stata una d. affrettata; mi rimetto alle tue d., a ciò che tu stabilirai; persona incapace di decisioni, che non sa mai risolversi. b. Risolutezza, determinazione, cioè prontezza e fermezza nel decidere: agire con decisione, con energia, risolutamente (e analogam., mostrare decisione nell’agire, nel prendere provvedimenti, e sim.). 3. a. In statistica, teoria delle d., teoria che ha per oggetto lo studio dei criterî di scelta tra più alternative o ipotesi diverse, impiegata soprattutto nell’economia applicata per determinare politiche (procedure di decisione) volte alla massima riduzione dei costi. b. In logica matematica, problema di decisione, ricerca di un procedimento effettivo, cioè costituito da un numero finito di passi, ognuno descrivibile in maniera precisa e applicabile a tutti i problemi dello stesso tipo, che consenta di stabilire se una certa proprietà o relazione convenga o no a certi enti, ovvero di calcolare una certa funzione. 4. ant. Divisione, separazione di una parte dal tutto, e anche la parte divisa dal tutto.