dare2
dare2 v. tr. [lat. dare] (pres. do 〈dò〉 o dò [radd. sint.], dai o dài, dà, diamo, date, danno o dànno; imperf. davo, davi, ecc.; pass. rem. dièdi o dètti, désti, diède [poet. diè] o dètte, démmo, déste, dièdero [poet. dièro] o dèttero; fut. darò, darai, ecc.; condiz. darèi, darésti, ecc.; cong. pres. dia, ... diamo, diate, dìano; cong. imperf. déssi, déssi, désse, déssimo, déste, déssero; imperat. dai o da’ [senza radd. sint.] o dà [con radd. sint.], ecc.). – 1. Verbo di sign. generico che, spec. nella lingua parlata, è spesso adoperato al posto di altri verbi più determinati. Fondamentalmente significa far sì che uno abbia una cosa, trasferire ad altra persona (il contr. quindi di prendere, ricevere), e si dice sia di cose materiali sia di cose astratte: dammi un bicchiere d’acqua; gli ho dato cento euro per le prime spese; d. una consolazione, una gioia, un dispiacere; d. il buon esempio; gli ho dato le informazioni che m’aveva chiesto; con questo sign. generico, sono com. nell’uso pop. le espressioni te lo do io il ..., gliela do io la ..., e sim., come risposta scherz. o iron. o minacciosa a chi fa delle richieste o avanza delle pretese che non si vogliono soddisfare. In partic., donare, regalare: d. tutto ai poveri; d. la vita, il sangue per una causa; anche assol.: chiedete e vi sarà dato. Porgere: dammi quei fogli; d. la mano, porgerla perché altri la stringa (per altre locuz., come d. una mano a qualcuno, d. una mano di vernice e sim., v. mano). Fornire: il segretario vi darà tutto l’occorrente per scrivere; l’usciere mi ha già dato alcune indicazioni. Distribuire, soprattutto nella locuz. d. le carte (da gioco). Somministrare: d. una medicina; d. un lassativo; d. l’estrema unzione. Consegnare: ho dato il plico al fattorino. Affidare: d. il figliolo a balia; d. un incarico, un mandato. Assegnare: d. un lavoro, un cómpito; datemi la migliore stanza che avete. Cedere: gli ho dato il mio posto. Concedere, accordare: d. vacanza; d. il permesso di fare una cosa; d. facoltà di appello; d. il proprio appoggio, la propria fiducia; il lavoro non mi dà respiro; non mi è dato di sperare tanto; il tesoro doveva essere stato nascosto su uno dei tre galeoni di scorta, quale però non era dato sapere, essendo i medesimi affondati nel corso di una violenta tempesta (Michele Mari); Fortunato colui ... a cui serbare eterna La gioventù del cor diedero i fati (Leopardi); nell’uso sportivo: d. un vantaggio; darsi tempo, prendersi il tempo necessario per risolvere un problema, terminare un lavoro, ecc. Retribuire con un determinato compenso, pagare: gli danno ottocento euro al mese; quanto hai dato per quest’orologio? Vendere: ha dato (oppure ha dato via) la bicicletta per poche decine di euro. Attribuire: d. a ciascuno il suo; che valore date a questo lampadario?; dare peso o importanza a una cosa; d. ragione; d. torto; d. la colpa a qualcuno; quanti anni gli dai (credi che egli abbia)? Conferire: d. un ufficio, un titolo onorifico, un diritto, un privilegio. Aggiudicare: d. al miglior offerente; mi hanno dato il primo premio. Infliggere come pena: gli hanno dato due anni di carcere. Di percosse: d. un calcio, un pugno, uno schiaffo, colpire con ...; usato assol., picchiare, bastonare (v. anche dagli2); con compl. indeterminato: quante gliene ha date!; darle, darsele di santa ragione. Rendere: sono terreni che danno grano in abbondanza; la professione gli dà poco guadagno e scarse soddisfazioni; prov.: la botte dà il vino che ha; la poesia non dà pane; appartiene al linguaggio colloquiale la frase se tanto mi dà tanto ..., con cui, sottacendo il seguito, si propone di arguire una situazione futura dal paragone con la situazione attuale. Produrre: piante vecchie che non danno più frutto; questa legna dà poca fiamma. Provocare, cagionare: d. piacere, dolore, soggezione; d. scandalo; l’infezione gli ha dato la febbre; è un veleno che può d. anche la morte. Arrecare: d. noia, disturbo, incomodo. Partecipare, comunicare: ti posso d. una bella notizia. Indire, organizzare: d. una festa, un ballo, un pranzo. Mettere in programma (e quindi, nella forma indefinita danno, essere programmato) uno spettacolo: guarda nel giornale che cosa danno oggi all’Odeon (al Politeama, al Teatro dell’Opera); danno una divertente commedia stasera in televisione. Augurare: d. il buon giorno, il benvenuto, ecc. Nell’uso ant., ammettere, supporre (accezione rimasta viva nel part. pass., v. oltre): ben puoi tu vedere ch’assai buono è quell’argomento che, s’i maghi si danno, si danno i demoni (T. Tasso), si ammettono come esistenti. 2. In moltissimi casi l’azione è determinata dal sostantivo che segue il verbo (e che, a seconda delle locuz. che ne nascono, può essere o no preceduto dall’articolo): d. aiuto, lode, biasimo, aiutare, lodare, biasimare; d. coraggio, incoraggiare; d. un grido, un sospiro, emettere un grido, gridare, ecc.; d. un bacio, baciare; d. una spinta, un urtone, un crollo, spingere, urtare, scuotere; d. un guizzo, un sobbalzo, guizzare, sobbalzare; d. il latte, allattare; e così dare la cipria, il fondotinta; d. forma; d. l’assalto; d. una risposta; d. comunicazione, ecc.; d. il moto, il via, mettere in movimento, avviare; d. inizio, principio, iniziare; d. fine, terminare: d. occasione, causare, provocare; d. battaglia, iniziare un combattimento; d. fuoco, accendere, incendiare; d. le dimissioni, dimettersi; d. gli esami, sostenerli; darsi pace, rassegnarsi; dare, darsi la morte, uccidere, uccidersi; d. l’acqua ai fiori, innaffiarli; d. aria a una stanza, arieggiarla; darsi l’aria di grande artista, vantarsi di esserlo, credere e tentare di far credere d’essere tale (anche senza compl.: darsi delle arie); darsi pensiero, premura, preoccuparsi, essere sollecito; dar luogo a ..., essere causa di: il suo contegno ha dato luogo a molte chiacchiere. 3. Altre locuz.: d. la vita, d. alla luce, generare, mettere al mondo (con altro senso, d. vita a qualcosa, creare, istituire, organizzare e sim.: d. vita a una nuova associazione, a iniziative benefiche, a uno spettacolo, ecc.); d. una voce, d. sulla voce a qualcuno (v. voce, n. 2 b); d. conto di sé, rendere conto delle proprie azioni; d. carta bianca a qualcuno, lasciargli piena libertà di azione; d. gli otto giorni, in passato, licenziare una persona concedendole otto giorni di tempo, retribuiti, per lasciare l’impiego o il servizio; eufem., d. il benservito (v. benservito); d. le spalle a qualcuno, volgerle (fig., d. le spalle, il dorso, e ant. o letter. d. le reni, d. le terga, fuggire); d. via qualcosa, privarsene regalandola o vendendola; seguito da prep.: d. per ..., affermare, dichiarare come ...: d. per certo, per sicuro; questa te la do per buona; i medici l’hanno dato per spacciato; d. in ..., concedere, accordare come ...: d. in dono, d. in moglie; d. da ... offrire: d. da bere, da mangiare, da sedere; ma d. da fare, procurare noie, seccature e sim.; darsi da fare, adoperarsi attivamente per qualche scopo: diamoci da fare!; con altri sign.: d. un abito a (oppure da) pulire, smacchiare, stirare, farlo pulire, ecc.; questo ritardo mi dà da pensare, mi preoccupa; si diede a conoscere, si fece conoscere, disse chi era; fig., d. ad intendere, far credere cosa non vera. Con compl. oggetto indeterminato: darla a bere (lo stesso che d. ad intendere); darla vinta, darle tutte vinte, cedere, consentire che uno faccia come vuole; dàrsela (o dàrsela a gambe), fuggire; non darsela per intesa, o non darsene per inteso, far finta di non aver capito; dar volta, dar la volta, dar di volta, con varie accezioni, v. volta1, n. 1 b (e, per dare volta nel linguaggio marin., n. 2 a). Nella terminologia di marina: d. indietro, invertire il moto in avanti delle macchine; d. fondo, affondare l’àncora per ormeggiare la nave; d. fuori, portare o mettere nella posizione di lavoro, di funzione un meccanismo (gru, aste di posta o di fiocco, ecc.), generalmente tenuto in posizione di sgombro o di riposo, verso l’interno della nave; d. in secco, incagliare o incagliarsi; d. pratica, concedere, da parte dell’autorità portuale, la libertà di comunicazione con la terra a una nave, al suo arrivo in porto, dopo l’accertamento delle buone condizioni sanitarie. 4. rifl. Darsi, dedicarsi, abbandonarsi: darsi allo studio, darsi alla politica, darsi alla carriera diplomatica (con più forza, dare sé stesso, tutto sé stesso, dedicarsi interamente); darsi alla disperazione, al bere, al vizio, al gioco, ai bagordi, alla pazza gioia; fam., scherz. darsi all’ippica (v. ippica); arrendersi: si diede prigioniero, si diedero al nemico; concedersi in un rapporto sessuale, in una relazione amorosa; darsi per vinto, confessarsi, dichiararsi vinto; darsi (per) malato, dichiararsi malato, per non andare al lavoro o per evitare un impegno sgradito; darsi a ... seguìto da un verbo, cominciare, intraprendere: darsi a correre, darsi a fare un lavoro, ecc.; ma anche con un sost.: darsi alla fuga, darsi alla latitanza; con uso partic., darsi attorno, o dattorno, affaccendarsi. Parlando di fatti, circostanze e sim., esserci, accadere: si dà il caso, si diede l’occasione, se si desse la combinazione ...; può darsi che ..., è probabile (anche assol., in risposte: «Credi che verrà?» «Può darsi»). Nel linguaggio filos., con uso assol., darsi (anche sostantivato), rivelarsi alla conoscenza. 5. intr. (aus. avere) Urtare, colpire, battere, cogliere: ho dato col ginocchio per terra; diede in un sasso e cadde; gli diede col bastone sulle spalle; d. nel segno, colpire il bersaglio, fig. indovinare; dar di cozzo, cozzare; dar di becco, beccare (v. anche becco1, nel sign. 1 b). Dare in ..., prorompere: d. in pianto, in lacrime, in smanie, in escandescenze, in un riso convulso; con altro senso, tendere: un grigio che dà sul (o nel) celeste; o propendere verso qualche difetto: d. nel matto, nello strampalato, nel pedante. Di luoghi, d. su ..., guardare, affacciarsi, rispondere: il salotto dà sul giardino. Altre locuz.: d. alla testa, annebbiare il cervello, togliere lucidità di mente: il vino mi ha dato alla testa; fig., far insuperbire: i troppi onori gli hanno dato alla testa; d. ai nervi, sui nervi, irritare; d. nell’occhio, attrarre gli sguardi, l’attenzione; dar di sprone, spronare; non mi dà l’animo di ..., non ho il coraggio. D. del ..., seguìto da un appellativo, trattare con tale appellativo: d. del cavaliere, dell’eccellenza, dell’illustrissimo; d. del ladro, del mascalzone, dell’idiota, ecc. (nell’uso tosc., con lo stesso senso, dare di ...: m’ha dato due o tre volte di cavaliere, Fucini); d. del tu, del lei, del voi, utilizzare, parlando con qualcuno, un determinato allocutivo e le forme verbali corrispondenti. Con prep. composte o avverbî: d. addosso a qualcuno, corrergli contro, combatterlo, biasimarlo; d. contro a qualcuno, contraddirlo; dar giù (meno com. che andar giù), diminuire di violenza (del vento e sim.), calare di peso, sciuparsi e sim. (di persona); darci dentro (con uso assol.), applicarsi seriamente a un lavoro senza risparmio di forze, impegnarsi a fondo in un’impresa, e sim. ◆ Part. pres. dante, anche sostantivato nella locuz. dante causa (v.). ◆ Il part. pass. dato è usato anche in costruzioni assolute, con valore ipotetico o causale: data la stagione; dati i tempi che corrono; data la sua posizione, e sim. (cioè: tenendo conto della stagione, dei tempi che corrono, della sua posizione). Più spesso seguìto da che e un verbo all’indicativo con valore causale (analogo a visto che, dal momento che): dato che non t’interessa, puoi anche fare a meno di venire, o, al congiuntivo, con valore concessivo, ammesso che, supposto che: dato che tutto funzioni bene; dato e non concesso che il fatto si sia svolto come dite voi. È usato anche come agg. e s. m. (v. la voce).