custode
custòde s. m. e f. [dal lat. custos -odis]. – 1. a. Chi custodisce, cioè vigila su cose, animali, persone, affidate alle sue cure e alla sua sorveglianza: il c. della mandria; la c. dei bambini all’asilo; angelo c. (v. angelo, n. 1); le Muse ... Siedon custodi de’ sepolcri (Foscolo). In partic., chi è addetto alla custodia di un edificio o ufficio pubblico, di un istituto, di uno stabilimento, ecc., e talvolta anche alla sorveglianza delle persone che in essi vivono o vi sono rinchiuse: c. di un museo, di una galleria, di una biblioteca; il c., la c. di una scuola; c. delle carceri mandamentali per la sorveglianza dei detenuti. Nel linguaggio forense, c. di beni pignorati o sequestrati, persona, nominata dall’ufficiale giudiziario (per i beni pignorati) o dal giudice (per i beni sequestrati) che viene preposta alla conservazione delle cose mobili oggetto di pignoramento e alla custodia delle cose mobili e immobili oggetto di sequestro giudiziario. b. fig. Chi provvede a difendere, a conservare, a mantenere integro un bene ideale: c. della libertà, delle patrie memorie; le vecchie famiglie c. della tradizione storica (Carducci); in quanto al mio onore, ha da sapere che il c. ne son io, e io solo (Manzoni). 2. Nel passato, e in qualche luogo ancora oggi, titolo dato a persone preposte ad accademie, ospedali, biblioteche, ecc.: il c. della Vaticana, dell’Ambrosiana, dell’Arcadia.