cuspide
cùspide s. f. [dal lat. cuspis -ĭdis «punta della lancia»]. – 1. Punta, vertice; in partic., l’estremità appuntita della lancia, di una freccia, ecc.; per estens., nel linguaggio poet., asta: l’acuta c. lampeggia Nella destra d’Achille (V. Monti). 2. a. Coronamento di forma triangolare o piramidale di un edificio o di parte di esso. In partic., come motivo architettonico, elemento caratterizzato dall’accentuato verticalismo della linea terminale, sia essa di un edificio, come facciate e campanili, sia di una parte di esso, come finestre, contrafforti, altari, soprattutto nell’architettura gotica. b. Per estens., elemento terminale appuntito, alla sommità di una struttura anche naturale: le c. d’una montagna. 3. In anatomia: a. Ciascun lembo delle valvole atrioventricolari del cuore. b. Rilievo o tubercolo ben visibile sulla superficie triturante dei denti premolari e molari, in numero di due nei primi (detti perciò bicuspidati) e di quattro nei secondi (detti perciò multicuspidati). 4. In astronomia, ciascuna delle punte con cui termina l’immagine falcata della Luna o di un pianeta nei giorni immediatamente precedenti o seguenti la fase di congiunzione col Sole. 5. In astrologia, c. della casa celeste, l’intersezione dell’arco di cerchio delimitante la casa stessa con l’eclittica, il cui influsso sull’oroscopo è ritenuto massimo. 6. In matematica, tipo di punto singolare di una curva, per cui, immaginando la curva descritta da un punto mobile, in una cuspide questo punto inverte bruscamente la direzione del suo movimento (è detto perciò anche punto di regresso). In algebra, punto doppio nel quale vi è una sola tangente (detta appunto tangente cuspidale).