crostacei
crostàcei s. m. pl. [lat. scient. Crustacea, der. del lat. crusta «crosta»]. – 1. Classe di artropodi che comprende forme in gran maggioranza acquatiche, marine o d’acqua dolce (dai noti granchi, gamberi, aragoste, ai più specializzati cirripedi), a respirazione branchiale o tegumentale, i quali negli stadî larvali, e in taluni casi anche da adulti, costituiscono una parte importantissima del plancton, servendo da cibo a numerosi animali pelagici: hanno due paia di antenne e un numero vario di appendici articolate tipicamente bifide; sono provvisti di un esoscheletro chitinoso spesso calcificato, suddiviso in segmenti articolati, mobili, di regola fusi a costituire capo, torace (o un cefalotorace) e addome, tutti forniti, eccetto l’ultimo (telson), di un paio di appendici articolate. Salvo alcuni casi di ermafroditismo, i sessi sono separati, con notevole dimorfismo; è frequente la partenogenesi. Lo sviluppo si compie per lo più attraverso metamorfosi, spesso lunghe e complicate: la forma larvale tipica è il nauplio, ma spesso dall’uovo sguscia una larva detta zoea, che rappresenta uno stadio più avanzato di sviluppo. 2. Al sing., individuo appartenente a questa classe: il paguro è un crostaceo.