cromatografia
cromatografìa s. f. [comp. di cromato- e -grafia, perché si manifesta attraverso colorazioni varie]. – Metodo fisico di separazione dei componenti di una miscela, a scopo analitico e talora preparativo, che sfrutta la diversa distribuzione delle varie sostanze tra due fasi immiscibili (o poco miscibili) tra loro: se le due fasi sono una solida (per es., allumina, gel di silice) e una liquida, si ha la c. di adsorbimento, in cui il liquido viene fatto scorrere attraverso il solido in granuli, posto entro una colonna di vetro (c. su colonna) o disposto in strato sottile su supporto inerte (c. su strato sottile); se le due fasi sono entrambe liquide, con uno dei due liquidi che impregna un supporto (per es., carta, polvere di cellulosa), mentre l’altro fluisce lentamente su di esso, si ha la c. di ripartizione (di cui il tipo più semplice è la c. su carta); ma se delle due fasi liquide una è fissata su supporto, entro una colonna lunga e stretta, mentre l’altra viene spinta, sotto forte pressione, attraverso di essa, si ha la cosiddetta HPLC (high performance liquid chromatography); se le due fasi sono una solida (o liquida, fissata su supporto) e l’altra gassosa, si ha la gascromatografia (detta c. gas-solido nel primo caso, c. gas-liquido nel secondo). Le ultime due tecniche, più recenti delle altre, danno separazioni particolarmente accurate, anche di sostanze simili tra loro, e sono molto usate per l’analisi di quantità anche piccolissime di sostanza.