crivello
crivèllo s. m. [lat. tardo cribellum, dim. di cribrum «vaglio»]. – 1. Apparecchio costituito da un telaio sul cui fondo è fissata una rete metallica o una lamiera perforata, usato in agricoltura, nell’edilizia, nell’industria estrattiva, ecc., per dividere materiali incoerenti in due classi di pezzatura, separando gli elementi che passano attraverso da quelli che ne sono trattenuti a seconda delle dimensioni o della forma delle maglie (o dei fori). C. vibranti (o vibrovagli), crivelli a uno o più telai sovrapposti, animati di moto vibratorio per dividere rapidamente il materiale in due o più classi di pezzatura; c. rotativi, cilindri di lamiera che in sezioni successive presentano aperture di dimensioni crescenti in modo da suddividere in diverse frazioni il materiale che vi venga fatto avanzare; c. idraulico, costituito da una vasca riempita di liquido e fornita di un crivello disposto orizzontalmente, sul quale si fa scorrere la sospensione acquosa contenente il materiale granulare da separare e contemporaneamente, mediante apposito meccanismo, si trasmette al liquido dentro la vasca un moto pulsante attraverso i fori del crivello. 2. In matematica, c. di Eratostene, metodo che permette di individuare i numeri primi inferiori a un dato numero, e che consiste nello scrivere tutti i numeri dispari inferiori al numero dato, e cancellare poi, come non primi, di tre in tre quelli dopo il 3, di cinque in cinque quelli dopo il 5, e così via. 3. In similitudini e in usi fig.: forare, bucherellare, ridurre come un c., persone o cose (mediante spari, colpi, ecc.); raro, passare al c., passare al vaglio, sottoporre a un esame minuzioso. ◆ Dim. crivellétto, crivellino; accr. crivellóne (per un’accezione partic., v. la voce).