credenza1
credènza1 s. f. [lat. mediev. credentia, der. di credĕre «affidare, fidarsi, ritener vero»]. – 1. Propr., il credere, l’atto del credere, e quindi: a. Opinione, convinzione: è c. generale; è mia ferma c.; anche in senso più concr.: le c. popolari, una antica c.; meno com., avviso, parere, giudizio: a mia, a tua credenza. b. Fede, credibilità (sign. in cui oggi è molto più com. credito): trovare, ottenere c., essere creduto: la voce corse rapidamente, ottenne c. (Manzoni); meritar c., meritare d’esser creduto; aggiungere, togliere, scemare c. a una cosa, renderla più o meno degna d’esser creduta; dare c., prestar fede, avere fiducia: Date c. al mio giudizio vero (Ariosto); in altri casi, dare prova della verità di una cosa: e per darle di ciò più intera c., ciò che fatto aveva pienamente le raccontò (Boccaccio); anticam., con sign. simile, fare credenza: E se tu forse credi ch’io t’inganni, Fatti ver’ lei, e fatti far credenza Con le tue mani al lembo d’i tuoi panni (Dante). Lettere di credenza, sinon. di credenziali. c. Opinione in materia religiosa, adesione dello spirito a nozioni e concetti dei quali non si sa dare una dimostrazione rigorosa (più spesso al plur., credenze o c. religiose). d. Credito (nel sign. commerciale): dare, vendere, prendere, comprare, avere a c., fare c.; non trova chi gli faccia credenza. 2. ant. Assicurazione, prova, nella locuz. fare la c. o fare c., assaggiare le vivande destinate a un alto personaggio per dargli prova che non sono avvelenate: i gentiluomini sono ubbrigati a far la c. al Papa (Cellini); analogam., dare la c., far assaggiare, ecc. Bolletta o polizza di c., attestato rilasciato un tempo dalle autorità, spec. in Toscana, per far fede della provenienza di determinate merci. 3. ant. Con accezione affine alla precedente, ma in senso concr., il termine indicò, nell’arte venatoria medievale, la corda, più o meno lunga, che veniva attaccata alla lassa dei falconi o d’altri rapaci durante gli esercizî di addestramento. 4. ant. Segreto, segretezza: un giorno il Consiglio sì comandò credenza (Novellino), ordinò di tenere segrete le deliberazioni prese; porre in c., affidare alla discrezione altrui raccomandando il segreto; tenere in c. una cosa, tenerla segreta. Consiglio di c. (o assol. credenza), nei comuni medievali, spec. in quelli lombardi, consiglio di persone esperte e fidate, destinato ad assistere i consoli nel disbrigo delle pratiche più delicate del governo comunale; a somiglianza di questa istituzione, si chiamò credenza la speciale organizzazione popolare, formata dall’unione delle arti minori, la quale, a cominciare dalla fine del sec. 12°, si costituì nelle maggiori città lombarde (a Milano, dal 1198, la c. di sant’Ambrogio), per effetto della progressiva tendenza democratica dei comuni italiani, contro il vecchio comune accusato di proteggere gli interessi delle classi aristocratiche o delle arti maggiori.