Cossigheide
s. f. (iron.) Le gesta di Francesco Cossiga, già presidente della Repubblica (1985-1992). ◆ a coloro che hanno avuto in questi anni di «cossigheide» la pazienza di leggermi, devo dire di aver fortemente condiviso il progetto dell’Udr per la costruzione dell’area liberaldemocratica alternativa a quella che si va agglutinando intorno alle molte reincarnazioni del Pci, e in loro diretta concorrenza: una zona liberale (non centrista, non democristiana) che attraesse chi non vuol saperne di coalizioni post-comuniste o post-fasciste (con tutto il rispetto per gli uni e per gli altri) e che imponesse una rivoluzione politica dalla quale uscire più simili all’Occidente e più lontani da Bisanzio e dalle Piramidi. Cossiga invece ha voluto realizzare tutt’altro disegno, (Paolo Guzzanti, Stampa, 21 novembre 1998, p. 6, Interno) • [Gianfranco] Pasquino, nell’occasione, ha abbandonato l’eccessiva prudenza: all’epoca, di quello che combinava Cossiga si è pensato tutto il peggio possibile, il giudizio dello storico, e ormai è praticamente storia, è già parecchio ribaltato, quanto meno nel considerare tutta la cossigheide d’epoca anticipatrice di molta politica a venire. (Antonio Dipollina, Repubblica, 11 maggio 2006, p. 69).
Derivato dal nome proprio (Francesco) Cossiga con l’aggiunta del suffisso -eide.
Già attestato nella Repubblica del 21 gennaio 1992, p. 4 (Carlo Brambilla).