Cosa tre
loc. s.le f. Movimento politico non ben definito nell’area della sinistra, formatosi a partire dai primi mesi del 2002 per impulso del movimento dei girotondi, con l’adesione di altri gruppi di sinistra e dell’ex leader sindacale Sergio Cofferati. ◆ Dice [Arturo] Parisi: «[Ciriaco] De Mita ha ragione quando avverte che la Margherita non è disposta a fare “cose tre” e “cose quattro”, l’inglobamento nei Ds non è certo il nostro orizzonte, ma qui si ferma, i suoi ragionamenti sono spesso fermi al passato. Io non sono mai stato dc, vedo però rischi di “democristianeria”. L’unico vero antidoto è rimanere ancorati al bipolarismo. E su questo devo dire che [Francesco] Rutelli finora non ha deflettuto». (Nino Bertoloni Meli, Messaggero, 16 marzo 2004, p. 11, Politica) • [Massimo D’Alema] Avrebbe potuto fare autocritica (chissà) aggiungendo che ci aveva provato pure lui, con la Cosa due, la Cosa tre, la cosa «strana» del suo governo non legittimato dal voto popolare. Ma nessuno aveva collaborato. (Roberto Scafuri, Giornale, 5 febbraio 2005, p. 6, Interni) • Tutto si gioca ora sulla fondazione di questo partito ma esso darà anelito a un recupero di massa della buona politica solo se verranno rovesciate le premesse meschine su cui sembra reggere un asfittico compromesso. Altrimenti l’iniziativa si risolverà in una Cosa Tre, più deludente delle precedenti. (Mario Pirani, Repubblica, 16 giugno 2007, p. 1, Prima pagina).
Composto dal s. f. cosa e dall’agg. tre.
Già attestato nel Corriere della sera del 23 aprile 1993, p. 3, In primo piano.