coricare
(region. o poet. corcare) v. tr. [lat. collŏcare «collocare», nel lat. tardo «coricare», comp. di con- e locare «porre»] (io còrico, tu còrichi, ecc.). – 1. Porre giù disteso, mettere a letto: c. i bambini; c. un ferito sulla barella. Più com. il rifl. coricarsi, andare a letto: mi sono coricato tardi iersera; per estens., del sole, tramontare: il sole s’era coricato anzi tempo dietro una cortina di densi nuvoloni (I. Nievo). 2. Con senso più generico, adagiare, porre giù: coricate piano quella trave; in agricoltura, c. una pianta (generalmente una vite), piegarla a terra e sotterrarne una parte per fare una propaggine. ◆ Part. pass. coricato, anche come agg.: essere, stare coricato, disteso nel letto. In araldica, attributo di pezze e figure: del capriolo che ha il vertice sul fianco dello scudo e le estremità sul fianco sinistro; dei leoni, cervi, cani, ecc. giacenti con la testa alta; del delfino, curvo in semicerchio, con le estremità volte verso la punta dello scudo.