convenienza
conveniènza s. f. [dal lat. convenientia, der. di convenire «convenire»]. – 1. a. L’essere conveniente, adatto, corrispondenza d’una cosa a un’altra, proporzione: c. dei mezzi col fine; c. delle parti tra loro, delle parti col tutto; c. dello stile all’argomento; c. del predicato al soggetto. b. In senso morale, decenza, decoro: atto che offende la convenienza. c. Nell’estetica classica e nella retorica antica, la coerenza fra la forma e il contenuto, fra l’espressione e la materia o le persone trattate; nell’estetica del Rinascimento, la corrispondenza dell’opera d’arte al suo scopo, e insieme anche l’osservanza della morale e del pudore (quest’ultimo sign. diviene prevalente con la Controriforma). 2. a. Opportunità rispetto a determinate esigenze che s’impongono nella vita sociale; cortesia, educazione: come richiede la c.; mancare di c.; visita di c.; tacqui per ragioni di convenienza. b. Al plur., l’insieme delle norme che regolano i rapporti esteriori fra le persone nella società o in particolari ambienti: c. sociali; le c. di corte; imparare, sapere, conoscere, rispettare, offendere le c.; noi viviamo delle idee e delle c. dei nostri tempi (Panzini). 3. Utilità, vantaggio, tornaconto: trovarci la propria c.; non c’è nessuna c. per noi a concludere quest’affare; matrimonio di c., fatto col solo fine di conseguire vantaggi economici o sociali. In partic., c. economica, il vantaggio ricavabile da un’azione economica sia in senso assoluto sia relativamente ai risultati di altre azioni possibili. 4. In filosofia, nel pensiero di Leibniz, principio della c. (o del meglio), principio al quale è ispirata l’azione di Dio, e secondo il quale si muove la sua volontà, che sceglie, tra le varie possibilità, quella migliore, cioè più conveniente sotto l’aspetto sia logico sia morale. 5. ant. Convenzione, patto.