conto2
cónto2 s. m. [lat. tardo compŭtus]. – 1. Nome generico per indicare ogni calcolo aritmetico: fare un c. o i c.; sbagliare un c.; il c. non torna; fam., saper fare di conto, conoscere l’aritmetica elementare, le operazioni; fare il c., tirare al c., lo stesso che fare la conta, fare al tocco (v. tócco2). Anche, l’operazione del contare: c. alla rovescia, lo stesso che conteggio (v.) alla rovescia. Moneta di conto, moneta ideale, quella cioè non coniata ma assunta come unità puramente contabile (v. moneta). 2. a. Operazione contabile per determinare e dimostrare le spese sostenute, gli introiti, il rapporto fra le entrate e le uscite, l’ammontare di debiti o crediti e sim.: i c. si fanno alla fine del mese; fare la revisione dei c.; liquidare i c.; pareggiare un c. (in senso fig., pareggiare i c. con qualcuno, rifarsi di un danno o di un torto subìto, risolvere un contrasto). b. Usi fig.: a conti fatti, tutto considerato: a c. fatti, chi ci guadagna è lui; alla (o in) fin dei c., in definitiva: alla fin dei c. io non c’entro; fare bene, fare male i proprî c., indovinare o sbagliare nelle previsioni circa la riuscita di un progetto; sa far bene i suoi c., di persona che sa fare i proprî interessi, abile nel concludere affari vantaggiosi; fare i c. addosso o in tasca a qualcuno, interessarsi, a scopo di pettegola curiosità o di critica, a quanto spende e guadagna; rivedere i c. a qualcuno, indagare sulla sua condotta; fare i c. con qualcuno, far valere le proprie ragioni; dovrà fare i c. con me, dovrà rendermi ragione, dovrà rispondere a me di quello che ha fatto; bisogna fare i c. col tempo, bisogna vedere se il tempo ce lo permetterà; chiedere conto, domandar ragione a qualcuno del suo operato; dare o rendere conto, rispondere di sé e delle proprie azioni; rendersi conto, spiegarsi, capire: non mi rendo c. di come è avvenuto; tenere conto (seguito da un complemento di specificazione o da una prop. introdotta dall’espressione del fatto che o semplicem. da che), fare la debita valutazione di una circostanza: bisogna tener conto delle sue reazioni; tieni conto (del fatto) che è già molto tardi; modo prov., fare i c. senza l’oste, prendere una decisione senza aver interpellato la persona più direttamente interessata o dalla quale dipende l’esecuzione (oppure senza tener conto di fattori importanti o di eventi imprevisti). 3. Con sign. più tecnici: a. Insieme ordinato di scritture contabili relative a un determinato oggetto, redatte con lo scopo di far conoscere le variazioni subite dall’oggetto in un certo periodo di tempo e il suo stato alla fine di questo: conti di reddito, aventi per oggetto i componenti di reddito delle varie specie, cioè costi e ricavi; conti di capitale, che hanno per oggetto il capitale netto esistente all’inizio dell’esercizio, gli aumenti e le diminuzioni di esso; c. profitti e perdite, o c. economico, da cui risultano i componenti positivi e negativi di reddito dovuti alla gestione, e il cui saldo rappresenta il reddito o la perdita d’esercizio, quale si rileva dal c. dello stato (o della situazione) patrimoniale, che è il rendiconto generale dell’azienda e di cui esso è parte integrante; c. di esercizio, destinato a raccogliere gli elementi di costo e di ricavo dell’esercizio di imprese di servizî. b. Operazione di banca che dà luogo a particolari scritture che definiscono e registrano i rapporti intercorrenti tra l’istituto bancario e il cliente, i versamenti e prelievi fatti, gli accrediti e addebiti, ecc.: aprire, accendere un c.; avere un c. in banca; c. di deposito, scrittura a cui dà luogo l’operazione del versamento, da parte dei clienti, di denaro nelle casse delle banche, le quali si impegnano a restituirlo, con diverse modalità, e a corrispondere un interesse; c. reciproco, che intercorre tra banche a seguito di accordi di corrispondenza, ed è alimentato da scritture per iniziativa delle due parti contraenti. c. Documento contabile con varie finalità: c. preventivo, o c. di previsione, in cui si espongono con cifre i presunti risultati di determinate operazioni o affari che si vogliono intraprendere; c. consuntivo, v. consuntivo; c. di ritorno, elenco delle spese che il possessore di una cambiale non pagata alla scadenza invia al girante, insieme con la cambiale ritornata insoluta e protestata; c. del Tesoro, documento contabile pubblicato periodicamente dal ministero del Tesoro, contenente indicazioni sul movimento generale di cassa, sul fondo di cassa del Tesoro, sui debiti e crediti di tesoreria, sugli incassi e sui pagamenti. d. C. corrente, contratto col quale due persone, aventi fra loro frequenti rapporti di affari, convengono di non regolare i reciproci debiti e crediti alle scadenze, ma di rinviare la loro liquidazione a una data determinata o da determinarsi (detta chiusura del c. corrente); nell’uso com., ogni rapporto che dia luogo a un conteggio di dare e di avere, anche se ciò non presuppone un contratto di conto corrente; c. corrente bancario (o c. corrente di corrispondenza, c. corrente semplice, c. corrente passivo, c. corrente disponibile), contratto bancario collegato con un deposito, un’apertura di credito o altre operazioni bancarie, per cui la banca si obbliga a pagamenti e riscossioni per conto del suo cliente, il quale, a sua volta, può disporre delle somme esistenti nel conto mediante il rilascio di assegni; c. corrente attivo o passivo, a seconda che la banca consenta o no al cliente di disporre per somme superiori al credito risultante dal conto; c. corrente postale, acceso dall’amministrazione postale a chi ne faccia richiesta e alimentato da versamenti eseguiti mediante appositi bollettini, utilizzato dal correntista mediante emissione di assegni postali o telegrafici. 4. Nell’uso com., somma da pagare o da riscuotere a saldo di prestazioni, consumi, lavori e sim.: saldare, regolare, preparare il c.; il c. della luce, del gas; ho un grosso c. da pagare; con senso concr., la nota stessa sulla quale è scritto il conto: inviare, rimettere, ricevere, prendere, stracciare il c.; la sarta, l’idraulico ha mandato il c.; cameriere, il conto!; mettere in conto o nel conto, includere in una nota, segnare fra i crediti: ho messo tutto in c. spese, ho registrato fra le spese (in usi fig., serbare memoria di qualche cosa, spec. di qualche torto ricevuto, per rivalersene a suo tempo: te la metto in conto anche questa, e un giorno me la pagherai!). 5. Locuz. particolari e usi fig.: a. Dare a conto, prendere a conto, come anticipo sul saldo finale (v. acconto); ant., a conto, come compenso: voglio che campiamo insieme un bel pezzo allegramente, a c. del gran patire che abbiamo fatto (Manzoni); in conto di, a titolo di: gli ho dato dieci euro in c. di mancia; per conto di qualcuno, a suo nome, da parte sua, a suo carico: salutalo per c. mio; ho fatto eseguire alcuni lavori per c. dell’ufficio; edizione per c. dell’autore, quando l’autore ne sostiene le spese; per c. mio, anche, per quel che mi riguarda, per quanto pare a me; sul c. di qualcuno, nei suoi riguardi: che avete da dire sul c. suo?; a (o per, o in) nessun c., in nessun modo, per nessun motivo: la forza legale non proteggeva in alcun c. l’uomo tranquillo, inoffensivo (Manzoni); a buon c. (e con più forza a ogni buon c.), a ogni modo, intanto: io a buon c. me la svigno; per un c. o per l’altro, in un modo o nell’altro; per un c. ha ragione, per l’altro ha torto, da un lato ... dall’altro ...; questo è un altro c., è un’altra questione. b. Con il sign. di vantaggio, guadagno, opportunità, nelle locuz. gli torna c. (v. tornaconto), ci trova il suo c.; mette (non mette) conto, merita (non merita) conto, è (non è) utile, conveniente, opportuno. c. Con il sign. di stima, pregio, considerazione, importanza, in frasi quali: persona di gran c., di poco c.; tenere in gran c., in gran considerazione; fare conto di una cosa, darle importanza; tenere di (pop. da) conto una persona, tenersela amica, procurare di conservarsi la sua benevolenza; tenere di (pop. da) conto una cosa, custodirla con cura. d. Fare conto su qualcuno o qualche cosa, fare assegnamento: faccio c. su di te; puoi far c. sulle sue promesse; debbo farci c. ?; far conto di ... o che ..., proporsi, ripromettersi: faccio c. di tornare sabato sera; immaginare, supporre: fa’ c. che io non ci sia; ormai quei soldi puoi far c. di averli perduti. ◆ Dim. conticino.