consorte
consòrte (ant. consòrto) agg. e s. m. e f. [dal lat. consors -ortis, comp. di con- e sors «sorte»]. – 1. agg., letter. a. Che partecipa della medesima sorte di altri: Qual si fé Glauco nel gustar de l’erba Che ’l fé consorto in mar de li altri dèi (Dante); quindi, in genere, compagno, partecipe: E invitò lui ch’egli volesse al manco De l’ultima vittoria esser consorte (T. Tasso); esser consorti nella gioia, nel dolore, ecc. (o della gioia, del dolore di qualcuno); anche non riferito a persona: consorte Ai lugubri miei giorni, Pensier che innanzi a me sì spesso torni (Leopardi). b. estens. Concorde, unito: spiriti c. nel pensiero e nell’azione (Carducci). 2. s. m. e f. Coniuge: la perdita del c., del marito; accompagnato dalla c., dalla moglie; Con la squallida prole e con la nuda C. a lato (Parini). In funzione appositiva, principe c., il marito della regina, quando il potere regio è detenuto da questa (nei paesi dove non vige la legge salica); estens. scherz., il marito di una donna la quale, per la posizione occupata, il prestigio goduto e sim., risulti in posizione di superiorità rispetto al marito stesso. Nell’uso poet., anche riferito ad animali: Quel rosignuol, che sì soave piagne Forse suoi figli, o sua cara c. (Petrarca). 3. s. m., ant. a. Parente, consanguineo: tutti miei consorti Ha ella tratti seco nel malanno (Dante). b. Persona unita ad altre da stretti rapporti, soprattutto di natura politica (cfr. consorteria).