conio2
cònio2 s. m. [lat. cŭneus; cfr. cuneo]. – 1. Cuneo per spaccare legna. Anticam., sinon. di cuneo anche nel sign. architettonico e militare. 2. a. Utensile per la lavorazione plastica dei metalli, consistente in un blocchetto di acciaio duro che porta in cavo disegni, iscrizioni e figure che possono essere impresse in rilievo sul pezzo lavorato; è fissato alla slitta di un bilanciere o di una pressa, da cui viene spinto sul pezzo metallico in modo che questo, sotto la stretta, riempia esattamente le cavità. b. L’impronta fatta col conio: contraffare il c.; le monete buone si conoscono al c.; batté una moneta falsa del c. fiorentino (Machiavelli). c. non com. La moneta stessa coniata. d. L’operazione e l’effetto del coniare: moneta di nuovo c. (o nuova di c.); fig., parola di nuovo c.; una storiella nuova di conio. e. fig. Specie, tipo, qualità: persona di basso, di ottimo c.; ho da fare con gente d’ogni c.; tre furfanti, tutti dello stesso conio. f. Con senso chiaramente dispregiativo, ma sulla cui interpretazione i commentatori sono in disaccordo, nel verso dantesco qui non son femmine da conio (Inf. XVIII, 66), per lo più intesa come «non vi sono femmine da prostituire, o che si prostituiscono, per denaro» oppure «femmine da ingannare, da sedurre con arti fraudolente». ◆ Dim. coniétto; pegg. coniàccio.