confinare
v. intr. e tr. [der. di confine]. – 1. intr. (aus. avere) Essere contiguo, avere come confine o ai proprî confini: l’Italia confina a nord con la Svizzera e con l’Austria; la Cirenaica confina a sud col deserto; il campo in quel punto confina con la strada; le due regioni confinano tra loro per un breve tratto; raro e letter. con la cong. a: in sul deserto piano, Che, in suo giro lontano, al ciel confina (Leopardi). In usi fig.: il genio confina con la pazzia; la sua indulgenza confina con la debolezza. Riferito a gruppi etnici, abitare in regioni attigue: le popolazioni che confinano con i Mongoli. 2. tr. a. Obbligare a risiedere in un luogo determinato, relegare; soprattutto come pena, mandare al confino: fu confinato nell’isola di Pantelleria. In senso fig.: appena vinto il concorso, fu confinato in un paesino di montagna; rifl.: dove ti sei confinato, che non ti si vede più in giro? b. non com. C. da un luogo, sbandire, scacciare: la carestia è bandita e confinata in perpetuo da questo palazzo (Manzoni). 3. tr., ant. C. un luogo, limitarlo, stabilirne o tracciarne i confini. ◆ Part. pres. confinante, usato solo nel primo sign. del verbo, sia con valore participiale (i paesi confinanti con la Germania), sia come agg. e sost. (v. la voce). ◆ Part. pass. confinato, anche come agg. e sost. (v. la voce).