concedere
concèdere v. tr. e intr. [dal lat. concedĕre «ritirarsi dinanzi a qualcuno, cedere, concedere», comp. di con- e cedĕre «cedere»] (pass. rem. io concèssi o concedéi o concedètti, tu concedésti, ecc.; part. pass. concèsso, meno com. conceduto). – 1. tr. Dare, per grazia, per favore, per generosità o consentendo a un desiderio di altri; ha sign. più ampio di accordare, in quanto non sempre presuppone una domanda: c. il perdono, un sussidio, un diritto, una proroga; c. la grazia a un detenuto; c. un aumento dello stipendio; concedimi un po’ di tempo per riflettere; la conferenza avrà luogo nella sala del circolo Verdi gentilmente concessa (anche abbr.: g. c.). Con si rifl., come compl. di termine: concedersi un po’ di riposo, qualche giorno di svago; come vero e proprio rifl., concedersi, darsi, consentire a un rapporto sessuale: si è concessa al suo amante. 2. tr. Seguito da che o di: a. Permettere: maestro, or mi concedi Ch’i’ sappia quali sono (Dante); mi ha concesso di rientrare un’ora più tardi. b. Ammettere come cosa vera: concedo di aver torto; devi c. di avere esagerato (meno com. di ammettere o riconoscere). Con questo senso, è spesso usato il part. pass. concesso, in costruzione assoluta: anche concesso che lui riceva la lettera, sei sicuro che risponderà?; e nella formula ammesso e non concesso (o anche, meno com., dato e non concesso), quando si ammette momentaneamente come vera un’ipotesi ritenuta improbabile, al solo scopo di poter controbattere le ragioni dell’avversario o per aver modo di sviluppare un ragionamento: ammesso e non concesso che ti abbia offeso, non avevi diritto di reagire così; dato e non concesso che nella luna fusse chi di là potesse rimirar la terra (Galilei). 3. intr. (aus. avere), ant. o letter. Cedere, arrendersi: c. al fato, soccombere, morire: se tu vivi, o misero, Se non concedi al fato (Leopardi). ◆ Part. pres. concedènte, anche come agg. e sost. (v. la voce).