comprare
(o comperare) v. tr. [lat. compărare, comp. di con- e parare «procurare»] (io cómpro o cómpero, ecc.). – 1. a. Acquistare un oggetto, un bene, una proprietà pagandone il relativo prezzo: c. una casa, un terreno; c. il pane, il vino, tre metri di tela; c. al minuto, all’ingrosso; c. in bottega, in negozio, alla cooperativa, al mercato, all’outlet; c. dal macellaio, dal droghiere, dal produttore; c. all’asta; c. a credito, in contanti; c. di seconda mano, roba usata; c. a buon prezzo (o comprar bene), c. a caro prezzo (o comprar caro, meno spesso comprar male), pagare poco o troppo in relazione al valore reale, al giusto prezzo; col pronome dativo: che cosa m’hai comprato? (cioè: hai comprato per me); mi comperi queste uova, signora (cioè: le comperi da me). b. Locuzioni fig.: c. il raccolto in erba, fare un acquisto o un affare pagando prima di aver la roba o con la speranza di vantaggi futuri; chi disprezza compra o chi biasima vuol comprare (v. disprezzare; biasimare); c. e non vendere, stare a sentire ciò che dicono gli altri senza esprimere l’opinione propria o senza intervenire; te la vendo come l’ho comprata, ti riferisco la cosa come l’ho sentita. 2. Per estens., c. i voti, le lodi, gli onori, ottenerli con denaro, o in cambio di favori; c. i giudici, i testimoni, corromperli con denaro; c. con regali, con promesse, con lusinghe, attirare o asservire a sé. Con questi sign. il prov. pessimistico col denaro (o con l’oro) tutto si compra; a cui si contrappone però l’altro prov. l’oro non compra tutto (o sim.). ◆ Part. pass. comprato o comperato (poet. e pop. tosc. cómpro, v.), anche come agg.: pane comprato, non fatto in casa; vino, olio comprato, non di produzione propria; lodi, voti, onori comprati.