compiangere
compiàngere v. tr. e intr. [lat. *complangĕre, comp. di con- e plangĕre «piangere»] (coniug. come piangere). – 1. tr. Prender parte al dolore di qualcuno, mostrare pietà per le sue sventure: non potevo fare a meno di c. quella poveretta; la colpa è sua, e non è proprio da c. per ciò che gli è successo; talora esprime compassione mista a disprezzo (cfr. compatire): come ti compiango! 2. intr. (non è usato nei tempi composti), letter. a. Partecipare al pianto, al dolore altrui, condolersi: al mio pianto ei compianse (Manzoni). b. Con la particella pron., compiangersi, di persona o cosa, rammaricarsene: Donna è gentil nel ciel che si compiange Di questo impedimento (Dante); se ne compianse e se ne sdegnò (Carducci); ant., esprimere rammarico, lamentarsi: disleale cavaliere, io t’ho fatto qui venire per potermi compiangere di tuo gran misfatto (Novellino). ◆ Part. pass. compianto, usato sia con funzione verbale: morì compianto da tutti, cioè fra il dolore e il rimpianto di tutti; sia come agg., parlando di persona defunta: il compianto Maestro.