comizio
comìzio s. m. [dal lat. comitium, comp. di com- (= cum) e -itium dal tema di ire «andare»; cfr. coire «andare insieme, unirsi»]. – 1. In Roma antica: a. Luogo (alle pendici del Campidoglio, all’angolo nord del Foro) dove si adunavano i cittadini divisi per curie. b. Al plur. (in lat. comitia), assemblea del popolo intero, tenuta sotto la direzione di particolari magistrati; secondo che il popolo vi partecipasse diviso per curie, centurie, tribù, si avevano i c. curiati (che investivano del potere i re e i magistrati ed erano interpellati in caso di dichiarazione di guerre); i c. centuriati (cui spettava l’elezione dei magistrati, l’approvazione delle leggi e il giudizio di speciali processi); i c. tributi (che avevano il compito di eleggere i magistrati minori, approvare talune leggi e giudicare particolari processi). Assemblee popolari erano anche i c. calati (lat. comitia calata) che, diretti dai pontefici, erano radunati per motivi religiosi, e anche per le arrogazioni e per la presentazione dei testamenti. 2. estens. a. Adunanza solenne di popolo per discutere e deliberare su problemi d’interesse comune, per esprimere un voto, ecc.; in partic., c. elettorali, espressione con cui vengono indicate talora, con tono più elevato e solenne, le operazioni elettorali per le elezioni politiche, soprattutto nella formula ufficiale convocare i c. elettorali, indire le elezioni. b. Nell’uso com., riunione pubblica, generalm. all’aperto, a carattere politico o sindacale, nel corso della quale uno o più oratori espongono il punto di vista di un partito o di una corrente politica su problemi o fatti di attualità; in particolare quelle tenute dai candidati alle elezioni politiche o amministrative: organizzare, tenere un c.; partecipare a un c.; sciogliere un c. non autorizzato.