colpire
v. tr. [der. di colpo] (io colpisco, tu colpisci, ecc.). – 1. Percuotere, battere, ferire con uno o più colpi: c. con la spada, con un bastone, con un pugno; fu colpito in fronte da un sasso; la tegola l’ha colpito sulla testa; una palla nemica lo colpì al cuore; c., non c. il bersaglio; nel calcio, c. il pallone di piede, di testa, al volo. Anche con uso intr. o assol.: c. nel segno; c. dove càpita. 2. fig. a. Recare grave danno, materiale o morale: le loro calunnie miravano a c. soprattutto i dirigenti dell’istituto (o la loro onoratezza); ricorrevano a ogni mezzo per c. i loro avversarî politici; o ferire nell’intimo, provocare grave dolore: il suo comportamento mi colpisce profondamente; essere colpito nei proprî affetti più cari (per es., per la morte di un congiunto); c. uno con un’allusione, con un discorso, mirare a danneggiarlo, o a irritarlo, riuscendo a ottenere l’effetto voluto; c. uno nel vivo, in ciò in cui è più suscettibile: quella frase l’ha colpito nel vivo (è più che toccato nel vivo, perché chi è toccato è soltanto irritato e si rivolta, chi è colpito si riconosce sconfitto). b. Di un tributo, gravare: l’imposta colpisce soprattutto i piccoli proprietarî; i profitti di guerra furono colpiti da una forte imposta. c. Di una disposizione di legge e sim., essere rivolta contro qualcuno o qualche cosa: provvedimento che colpisce soprattutto il contrabbando, o i contrabbandieri. d. Sottoporre a pene, infierire su qualcuno: il governo oppressore colpiva duramente chiunque fosse sospetto di cospirazione. 3. Con altro uso fig., fare profonda impressione: rimase colpito dalla stranezza del racconto; mi colpì profondamente la notizia della sua morte; fui colpito da tanta audacia; egli stesso fu subito colpito dal suono della parola che gli era uscita di bocca (Manzoni).