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collòide

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colloide


collòide agg. e s. m. [dall’ingl. colloid, comp. del gr. κόλλα «colla1» e -oid «-oide»]. – 1. agg. Propr., simile a colla: sostanza c. (o colloide s. f.), in fisiologia, sostanza gelatinosa presente nelle vescicole, o follicoli, della ghiandola tiroide e contenente l’ormone tiroxina, oltre a mucoproteine ed enzimi. Degenerazione c., esagerata produzione di sostanza colloide in cellule che normalmente la producono. 2. s. m. In chimica fisica, sistema costituito dalla dispersione di una sostanza, detta fase dispersa, solida, liquida o gassosa, in un’altra, detta fase disperdente, che può essere anch’essa solida, liquida, gassosa; le particelle della fase dispersa (di diametro compreso fra 1 e 100 milionesimi di millimetro) passano attraverso gli ordinarî filtri ma sono trattenute dalle membrane di pergamena o di collodio. In partic., nel caso in cui la fase disperdente sia liquida, c. liofilo, detto anche emulsoide, quello in cui esiste una forte affinità tra le molecole della fase dispersa e quelle della disperdente, e le molecole della prima si uniscono a quelle della seconda anche per mezzo di valenze secondarie; c. liofobo, detto anche dispersoide, quello in cui, mancando tale affinità, la dispersione deve avvenire in presenza di particolari sostanze, dette peptonizzanti; c. molecolare, le cui particelle disperse sono macromolecole (proteine, amido, resine); c. micellare, le cui particelle sono micelle, cioè aggregati di piccole molecole (saponi). La soluzione colloidale di un solido in un liquido (detta sol) è più o meno stabile e per azione di diversi fattori (temperatura, agitazione, aggiunta di sostanze varie) può formare un precipitato o trasformarsi in una massa gelatinosa (gel). C. protettore, sostanza colloidale che, aggiunta a un altro colloide o a un sistema eterogeneo, ne aumenta la stabilità.

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