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collòdio

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collodio


collòdio (o collodióne) s. m. [der. del gr. κολλώδης «glutinoso, vischioso», der. di κόλλα «colla»]. – Soluzione di nitrocellulosa in un miscuglio di alcol ed etere: liquido denso, sciropposo, viscoso, che, spalmato su una qualsiasi superficie, lascia rapidamente una sottile pellicola aderente, trasparente, infiammabile; è usato come adesivo, nella preparazione di vernici (in tal caso il solvente è formato per lo più da acetato d’amile), e in farmacia. C. cantaridato o vescicante, collodio addizionato di polvere di cantaride, sciroppo di colore verde usato in passato come rubefacente; c. flessibile, collodio addizionato di canfora e di olio di ricino che conferiscono maggiore elasticità alla pellicola; c. stiptico o emostatico, miscela di collodio flessibile e tannino, dotato di proprietà emostatiche, astringenti; c. iodoformizzato, addizionato di iodoformio e usato in alcune dermatosi. Processo al collodio, procedimento seguito in passato nel preparare lastre sensibili di vetro per la fotoincisione: queste, accuratamente pulite, venivano rivestite di un sottile strato di collodio e poi sensibilizzate immergendole in una soluzione acida di nitrato d’argento con ioduro di potassio; oggi si usano emulsioni più rapide a base di collodio sensibilizzato con bromuro d’argento.

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