collare1
collare1 s. m. [dal lat. collare, propr. neutro sostantivato dell’agg. collaris, der. di collum «collo»]. – 1. Striscia di cuoio o d’altro che si mette intorno al collo delle bestie, spec. cani, e a cui (quando non abbia scopo d’ornamento) s’attacca la catena o il guinzaglio; anche l’arnese di legno o di ferro imbottito che si mette al collo dei bovini e dei cavalli da tiro, quando s’attaccano al veicolo. 2. a. Striscia di tessuto rigido coperta di tela bianca inamidata a cui s’adatta un pettino, portata dai preti ad uso insieme di colletto e di cravatta; fig., mettersi il c., avviarsi alla carriera ecclesiastica; portare il c., essere prete; levarsi, buttar via il c., rinunciare alla vita ecclesiastica; collari e cocolle, ant., preti e frati. b. Ornamento da portarsi al collo come distintivo di taluni ordini cavallereschi: ricevere il c. dell’Annunziata. Per estens., la persona stessa che ne è insignita: essere c. dell’Annunziata; in questo senso, la voce ha il femm. collaréssa (v.). Con le stesse accezioni, o come titolo di dignità più elevata, si ha anche, in taluni ordini, il gran collare. c. Ornamento di tessuto, o striscia di velluto o altra stoffa o di più fili di perle, portato dalle donne intorno al collo (talvolta al dim. collarino). d. Striscia di tela, per lo più a cannoni, portata un tempo dagli uomini intorno al collo: c. (o collarino) alla spagnola. 3. Cerchio di ferro che si metteva al collo o alle caviglie di schiavi e di galeotti. 4. Anello di piume che circonda il collo di certi uccelli; in zoologia, la locuz. dal collare è usata talora anche per indicare specie animali contraddistinte da un cerchio (di pelle, o di pelo) di colore diverso che ne cinge il collo. 5. In araldica, c. dell’elmo, collare d’oro che sul davanti porta una piccola croce o un medaglione con una croce, ornamento degli elmi gentilizî; in uso dalla fine del sec. 15°, indica antica nobiltà cavalleresca (ne sono privi gli elmi di cittadinanza). 6. Nell’attrezzatura navale, nome generico di anelli di ferro o di corda: c. d’albero o di pennone, che lega insieme le parti da cui essi possono essere composti; c. di testa di moro, che lega la testa di moro alla rabazza del tronco d’albero che essa sorregge. 7. Fasciatura metallica che spesso si dispone in cima a pali allo scopo di sostenere altri elementi: per es., in cima a pali di linee elettriche per sostenere trasformatori aerei, mensole di derivazione. 8. Nome di bordature circolari di varî strumenti: c. del lume a petrolio, quello in cui s’inserisce il bulbo di vetro. 9. In meccanica, risalto, ricavato in un albero di trasmissione, che, appoggiandosi ad apposita superficie del supporto, impedisce lo scorrimento dell’albero parallelamente al suo asse. 10. In medicina, termine generico indicante alcune manifestazioni morbose che interessano il collo, in tutta o buona parte della sua circonferenza: a. C. pellagroso, eruzione eritematosa della cute del collo, che può comparire in caso di pellagra. b. C. di Stockes, ingrossamento del collo, che assieme al viso diviene edematoso e cianotico, causato da compressione patologica della vena cava superiore, in caso di sindrome mediastinica. c. C. di Venere, alterazione pigmentaria dovuta alla sifilide secondaria, che si osserva specialmente nella donna, rappresentata da una specie di reticolo a maglie più chiare e contorni più scuri della cute normale, localizzata al collo e alla parte alta del torace. 11. C. cervicale (o ortopedico), presidio ortopedico consistente in un collare rigido imbottito che viene usato per immobilizzare il collo ai pazienti traumatizzati o sofferenti per spasmo, artrosi o ernia cervicale. ◆ Dim. collarétto (v.), collarino, con sign. partic. (v.); accr. collaróne.