colare1
colare1 v. tr. e intr. [lat. cŏlare «filtrare, gocciolare, versare», der. di colum (v. cólo); nel sign. 4, dal fr. couler, che ha lo stesso etimo] (io cólo, ecc.). – 1. tr. a. Far passare una sostanza liquida o fluida o incoerente attraverso un filtro, un setaccio o un vaglio per purgarla da materie estranee: c. il brodo, l’olio, il vino, la calcina, la rena; c. il grano, vagliarlo. b. Versare su una superficie o in una cavità determinate sostanze fluide o pastose: c. metallo fuso in una forma; c. asfalto, calcestruzzo; c. l’oro, l’argento, fonderlo e versarlo misuratamente. 2. tr. Versare lentamente, a goccia a goccia: la ferita colava ancora un po’ di sangue; avevo la faccia impiastrata di fango: il sudore me lo faceva c. addosso, come se fosse marmellata (Giovanni Testori); e par che sangue cole (Carducci), che coli, che versi sangue; frequente l’uso assol.: il barile cola; gli cola il naso, a chi è raffreddato. 3. intr. (aus. essere) Gocciolare, stillare: a l’omor che de la vite cola (Dante); cola l’acqua dal soffitto; gli colava il sangue dalla ferita, il sudore dalla fronte; con altra costruzione, riferito alla persona: sto colando (sottint. di sudore). 4. tr. e intr. (aus. essere) Riferito a navi e imbarcazioni, c. a picco, c. a fondo, mandare o andare a fondo, sommergere, sommergersi: il sommergibile ha colato a picco un incrociatore; la nave, colpita da un siluro, colò a picco in pochi minuti. ◆ Part. pass. colato, anche come agg., soprattutto nell’espressione oro colato, oro raffinato, nelle frasi fig.: non è tutto oro colato, non sono verità da credersi a occhi chiusi; prendere per oro colato, per verità assoluta.