cognitariato
s. m. Precariato intellettuale e della conoscenza. ◆ Domani sera, al Teatro delle Moline, [Franco] La Cecla di tutto questo ne parlerà in pubblico, e i suoi interlocutori scelti saranno due uomini da cinquant’anni ormai in lotta con quell’identità [maschile]. Uno è Bifo, cioè Franco Berardi, ovvero Radio Alice, il Movimento, il cyberspazio, il cognitariato -- solo per citare alcuni dei terreni in cui si è mosso in questo mezzo secolo. L’altro è Stefano Bonaga, i cui campi d’azione solo a volte si sono sovrapposti a quelli del primo (ad esempio nella battaglia politica dei tempi andati, più che in quella dei giorni nostri), ma che spesso ha guardato altrove: (Francesca Parisini, Repubblica, 21 febbraio 2001, Bologna, p. VII) • In Spagna, sia a Barcellona (dove si è svolta la MayDay parade lo scorso anno) che a Madrid e a Malaga, da alcuni anni, la questione del precariato e del cognitariato ha innervato le lotte sociali. […] la condizione di precarietà, sia materiale che immateriale (cognitariato), è oramai la condizione soggettiva di tutti i vari segmenti del lavoro, anche quelli che apparentemente non lo sono perché ritenuti garantiti (ancora per poco). (Andrea Fumagalli, Manifesto, 12 gennaio 2005, p. 6, Verso sinistra).
Adattato dal s. ingl. cognitariat, a sua volta composto dall’agg. cognit(ive) (‘cognitivo, della conoscenza’) e dal s. (prolet)ariat (‘proletariato’).