cocomero
cocómero s. m. [lat. cŭcŭmis -mĕris]. – 1. a. Erba annua delle cucurbitacee (Citrullus lanatus, sinon. Cucumis citrullus); ha fusto ramoso, prostrato, con grandi cirri semplici, foglie a contorno cuoriforme, fiori monoici a corolla gialla; il frutto è una falsa bacca (poponide) globosa (con diametro fino a 40 cm e peso fino a oltre 20 kg) o ellissoidale, liscia, verde o con strisce chiare, con buccia relativamente sottile, polpa zuccherina rinfrescante, bianca nella parte più esterna e rossa o giallastra nel resto, e semi numerosi di colori diversi. Originario dell’Africa, il cocomero è coltivato in tutto il mondo: nelle diverse regioni italiane prende anche i nomi di melone d’acqua, anguria, pasteca. b. Il frutto del cocomero: una fetta di c.; semi, bucce di c.; fig., avere una pancia come un c., essere molto panciuto. c. fig. Uomo balordo. 2. Nell’Italia settentr. (in varianti dialettali), nome comune del cetriolo. 3. C. asinino, erba perenne delle cucurbitacee (Ecballium elaterium), detta anche elaterio, schizzetti, sputaveleno, comune nei luoghi ruderali della regione mediterranea; è tutta scabra, compreso il frutto, che somiglia a un piccolo cetriolo e che alla maturità si stacca dal peduncolo lanciando con violenza un succo amaro e i numerosi semi; il succo, drastico e irritante, era usato un tempo in medicina. 4. C. amaro, altro nome della coloquintide. 5. C. di mare, nome di alcune oloturie. ◆ Dim. cocomerino, cocomerétto; accr. cocomeróne; pegg. cocomeràccio (tutti riferiti al sign. 1 b).