cobalto
s. m. [lat. scient. Cobaltum, dal ted. Kobolet, voce coniata da Paracelso per alteraz. del medio alto ted. Kobold «coboldo», perché si credeva che i coboldi rubassero il minerale buono e lo sostituissero con altro inservibile]. – 1. Elemento chimico di simbolo Co, numero atomico 27, peso atomico 58,93, bi- e trivalente, raram. tetravalente; è un metallo bianco argenteo, malleabile a caldo, stabile all’aria, diffuso in natura in diversi minerali e, sotto forma di noduli, sui fondi marini, presente nei tessuti animali e vegetali in piccolissime quantità. Viene in gran parte utilizzato per la preparazione di leghe con varî metalli; l’isotopo radioattivo (radiocobalto) è usato nella terapia profonda dei tumori, mediante la cosiddetta bomba al cobalto. Alcuni composti trovano applicazione nella preparazione di pigmenti (azzurro di c., giallo di c., ecc.), per cui v. azzurro, giallo, ecc. 2. Colore azzurro intenso: cielo di c.; una bella mattina di ottobre, piena di c. e di sole (D’Annunzio); sul liscio lago di c. (Pascoli); con lo stesso sign., in funzione di agg., sempre invar. e posposto a un agg. o sost.: azzurro cobalto; un blu cobalto; una seta cobalto.