cloro
clòro s. m. [dal fr. chlore (A.-M. Ampère, 1815), tratto dall’ingl. chlorine (nome con cui H. Davy aveva chiamato questo elemento, scoperto da K. W. Scheele nel 1774), der. del gr. χλωρός «verde», per il colore che presenta allo stato gassoso]. – Elemento chimico, di simbolo Cl, numero atomico 17, peso atomico 35,45, appartenente al 7° gruppo del sistema periodico, sottogruppo degli alogeni. È un gas facilmente liquefacibile, di colore giallo verdastro, di odore soffocante. Mai libero (salvo in qualche emanazione vulcanica), è molto diffuso, sotto forma di cloruri (di sodio, di potassio, ecc.), in tutti gli organismi viventi, nelle acque del mare e, allo stato solido, in diversi giacimenti terrestri; industrialmente si ottiene per elettrolisi dei cloruri nella fabbricazione degli idrossidi alcalini, o con altri processi. Viene usato come sbiancante per carta, cotone, ecc., per la fabbricazione di acido cloridrico, degli ipocloriti, dei clorati, e di molti composti organici clorurati (insetticidi, solventi, ecc.), di anticrittogamici, nella sterilizzazione delle acque, ecc. C. attivo è il cloro libero in soluzione o liberabile per azione di acidi diluiti; la sua misura (v. clorometrico) è un indice del potere sbiancante e disinfettante degli ipocloriti e di prodotti analoghi. Biossido di c., di formula ClO2, gas di odore irritante, usato come sbiancante. Acqua di c., soluzione di cloro in acqua, ottenuta per gorgogliamento: si presenta come un liquido di colore giallo, irritante, dal forte odore di cloro, che si altera alla luce e viene usato come reattivo, come ossidante, deodorante, disinfettante per piaghe e ferite.