clericalese
s. m. Linguaggio tipico dell’ambiente clericale, talvolta caratterizzato dalla presenza di termini oscuri o di difficile comprensione. ◆ La proposta più audace è che il Papa conceda alle donne anche cariche importanti all’interno della Curia romana. Potere è una parola tabù nella Chiesa cattolica. Si esercita, ma non se ne deve parlare. Anche il Papa -- monarca assoluto -- è definito soltanto «servo dei servi di Dio». Allora, quando si tratta di governo, le parole usate in clericalese sono «presenza», «partecipazione», «visibilità». (Marco Politi, Repubblica, 15 ottobre 1999, p. 28, Cronaca) • «Noi dovremmo solo essere fedeli alla nostra missione». Una missione che può passare dal piccolo schermo? «Deve. La tv è un pulpito fondamentale, usando il linguaggio giusto però. Che non è la predica o il clericalese, ma la testimonianza diretta» [don Giovanni D’Ercole intervistato da Maria Volpe]. (Corriere della sera, 29 luglio 2001, p. 30) • Mai a lamentarsi, mai a biascicare il clericalese, mai tentati dal mala tempora currunt (così autoassolutorio). (Luca Doninelli, Giornale, 11 febbraio 2004, p. 30, Album Cultura).
Derivato dall’agg. clericale con l’aggiunta del suffisso -ese.
V. anche ecclesialese.