censore
censóre s. m. [dal lat. censor -oris, der. di censere: v. censire]. – 1. Nella Roma antica, nome dei due magistrati incaricati di compiere il censimento (e in seguito addetti anche al controllo della condotta morale e civile dei cittadini, all’amministrazione dei beni dello stato, alla costruzione di opere pubbliche). 2. Nell’età medievale e moderna, funzionario preposto all’abbondanza; magistrato incaricato di vigilare sulle elezioni, sulla sicurezza pubblica, sulla legittimità di determinati provvedimenti, sulla necessità di certe spese, ecc. 3. Chi, per incarico dello Stato o della Chiesa, ha l’ufficio di rivedere scritti, componimenti drammatici, pellicole cinematografiche, per giudicare se possa esserne permessa la pubblicazione o rappresentazione. 4. Colui che, in alcune accademie, aveva o ha ancora l’incarico di esaminare gli scritti che devono essere letti o pubblicati negli Atti accademici. 5. Nei convitti, il superiore che più direttamente sorveglia la disciplina dei convittori; in partic., nei convitti annessi agli istituti d’istruzione tecnica e a quelli a indirizzo agrario, c. di disciplina, qualifica del personale di vigilanza. 6. Nel linguaggio com., per lo più iron. o spreg. (spec. nelle locuz. fare il c., erigersi a c.), persona che critica e biasima i costumi, le azioni, le opere altrui, spesso più per malignità che a fin di bene: era poi un rigido c. degli uomini che non si regolavan come lui (Manzoni). Con questo sign., si ha anche il femm. censora.