cena
céna s. f. [lat. cēna, che presso gli antichi Romani era il pasto più importante della giornata; aveva inizio nel tardo pomeriggio e poteva prolungarsi fino a notte alta]. – Pasto della sera, e l’insieme delle vivande che lo formano: una c. frugale; una lauta c.; andare, mettersi a c.; che c’è da c. (o per c.)? Locuzioni: essere a c., cenare: ieri sono stato a c. da amici; invitare qualcuno a c.; la c. sarà servita alle nove; fare da c., preparare i cibi per la cena; ordinare da c., dare ordine che sia preparato ciò che si desidera per cenare. Prov., chi va a letto senza c. (cioè senza aver cenato), tutta notte si dimena. Per indicare approssimativamente un’ora della sera: avanti c. (o prima di c.), dopo cena. Ultima c., quella di Gesù con gli apostoli, quando istituì il sacramento dell’Eucaristia; anche il dipinto che la rappresenta, detto più spesso assol. la Cena (per es., la Cena di Leonardo da Vinci). C. santa, nella terminologia dei riformati, la comunione eucaristica amministrata secondo i riti proprî di ciascuna Chiesa. ◆ Dim. cenétta e cenettina (s’intende per lo più una cena allegra in compagnia di amici, e può essere anche preparata con cibi appetitosi, scelti, raffinati), non com. cenina, o cenino m.; spreg. cenùccia (cena alquanto magra); accr. cenóna (cena assai lauta; v. anche cenone); pegg. cenàccia (una cena cattiva).