cazzo
s. m. [di etimo incerto], volg. – 1. Membro virile, pene. 2. fig. È frequente in molte locuz. col sign. di cosa di nessuna importanza o di niente: non capire, non sapere, non importare, non contare, non combinare un c.; com. anche come rafforzativo nelle domande: che c. dici?; che c. fate?; dove c. vai?; in espressioni ironicamente affermative, sostituisce o rafforza la negazione: col c. che ci torno!; manco per il c.!; anche per sottolineare che si tratta di cosa o affermazione scontata o banale: grazie al c.! Testa di c., persona sciocca, stupida. Per esprimere con forza mancanza di valore, di interesse, in espressioni del tipo: un libro del c.; un film, un discorso, uno spettacolo del c.; a c., in modo disordinato e confuso, fatto male. In queste e molte altre locuz., e anche come esclam. di meraviglia, impazienza, rabbia, ira, disappunto, è per eufemismo sostituito spesso da cavolo, caspita, capperi e sim. 3. C. di cane, nome napol. del gigaro, per la caratteristica inflorescenza a forma di clava. Con altro senso nella locuz. fig. (parlare, ragionare, ragionamento) a c. di cane, in modo contorto, senza criterio, o privo di logica. 4. C. marino, nome volg. dell’oloturia. 5. C. di re, altro nome (merid.) del pesce donzella (Coris julis) della famiglia labridi, dai vivaci colori. ◆ Dim. cazzétto e cazzettino; accr. e spreg. cazzóne (v.) e pegg. cazzàccio, spec. con il senso fig. di uomo dappoco, stupido.