cavalcare
v. intr. e tr. [lat. tardo caballĭcare, der. di caballus «cavallo»] (io cavalco, tu cavalchi, ecc.; come intr., aus. avere). – 1. intr. Andare a cavallo, viaggiare a cavallo: imparare a c.; sapere, non saper c.; aveva cavalcato fino al tramonto; c. a cambiatura, mutando il cavallo quando sia stanco; c. a bisdosso, senza sella; c. all’amazzone (v. amazzone); prov., chi cavalca la notte, convien che posi il giorno. 2. tr. a. Montare un cavallo o anche altro animale (ciuco, mulo); per la locuz. fig. c. la tigre, v. tigre. Fig., congiungersi nell’atto sessuale, detto degli animali o dell’uomo: ciascuna provar volle come il mutolo sapeva c. (Boccaccio); anche intr.: i becchi Cavalcan sovra le caprette irsute (Salvini). b. estens. C. un albero, un ramo, una seggiola e sim., starci sopra a cavalcioni; ant., c. una strada, un luogo, passarvi a cavallo. 3. tr. e intr., ant. Scorrere con la cavalleria un paese nemico per saccheggiarlo, muovere all’assalto con l’esercito: cavalcò in Versilia e Lunigiana con ottocento cavalieri e seimila pedoni (G. Villani); potrete spargervi per la campagna, c. il paese che vi è innanzi, foraggiarlo, predarlo (Algarotti). 4. tr. e intr. Detto di ponte o arco, esser posto sopra una via, un fiume o sim.