carato
s. m. [dall’arabo qīrāṭ «grano di carrubo; piccolo peso», e questo dal gr. κεράτιον, dim. di κέρας -ατος «corno1»]. – 1. Ciascuna delle 24 parti uguali in cui si divide l’oncia agli effetti dell’indicazione del titolo dell’oro; è unità di misura che serve a calcolare il numero di parti di oro fino contenute in 24 parti di lega, oggi sostituita dalla titolazione in millesimi: oro a 24 c., oro a 20 c., cioè, rispettivamente, purissimo o contenente 20 parti di oro fino e 4 di altro metallo. Fig.: è un galantuomo di ventiquattro c., un vero galantuomo. 2. Unità di peso delle pietre preziose e delle perle, suddivisa in 4 grani, ulteriormente suddivisi in quarti, sedicesimi, ecc., variabile a seconda dei varî paesi (per quelli aderenti al sistema metrico decimale è stato istituito il c. metrico, pari a 200 mg). 3. Ciascuna delle ventiquattro parti (detta anche caratura) nelle quali è divisa, per tradizione internazionale, la proprietà di una nave mercantile. Per estens., quota di partecipazione al capitale sociale nelle società commerciali. 4. Anticam., ciascuna quota del capitale di un’impresa anche non marittima; inoltre, lotto di terreno, parte di un tributo. In partic., a Genova, dazio di entrata e di transito delle merci e, nel Veneto, il diritto proporzionale che la parte perdente pagava al giudice.