cane1
cane1 s. m. (f. cagna, v.) [lat. canis]. – 1. Mammifero domestico della famiglia dei canidi (Canis lupus), con pelo più o meno folto e di vario colore, dimensioni e caratteristiche diverse a seconda delle numerosissime varietà, le quali deriverebbero, secondo l’ipotesi oggi più accreditata, da alcuni canidi selvatici (lupo, sciacallo, coyote, ecc.), addomesticati e poi variamente incrociati. I cani si classificano in base ai fini per cui vengono impiegati o in base alle loro particolari attitudini: cani da caccia (distinti in c. da ferma, da cerca, da riporto, da seguito, tra i quali il bloodhound o limiere o cane di sant’Uberto, il bracco, il cocker, il pointer, il setter, lo spaniel, lo spinone, ecc., e la categoria dei segugi in genere); cani da corsa (in partic. i varî levrieri, inglese, russo, arabo); cani da pastore (abruzzese, bergamasco, maremmano, quello scozzese o collie, quello tedesco o cane lupo o lupo d’Alsazia); cani da guardia, da difesa e c. di utilità (alano, boxer, bulldog, dalmata, dobermann, mastino, molosso, San Bernardo, Terranova, ecc.); cani poliziotto (cani lupo particolarmente addestrati e dati in dotazione a reparti di polizia); cani di lusso (come il barbone, i pechinesi, i giapponesi, ecc.). Sono animali onnivori, che si adattano a ogni cibo, con preferenza per la carne, hanno sensi molto sviluppati, spec. l’olfatto, e sono dotati di grande memoria associativa. Per il cane lupo, v. lupo. 2. a. Usi fig.: c. grosso, persona potente o che occupa un’alta carica, spec. nel prov. fra c. grossi non si mordono; c. da pagliaio, propr. il cane che fa la guardia alla casa del contadino, ma più spesso con uso estens., cane di poco valore, e fig., persona più coraggiosa a parole che nei fatti; c. sciolto, in genere, persona che non fa parte, e che spesso dichiara o si vanta di non fare parte, di gruppi politici, sociali, culturali o d’altro genere (in partic., riferito, nel linguaggio giornalistico, a parlamentari che, non legati ad alcun partito, sono pronti ad appoggiare un governo per motivi di opportunismo). Frequente con valore spreg., per indicare un uomo di animo cattivo, spietato, oppure inabile, incapace nel lavoro che fa: quel c. di aguzzino; lavoro fatto da cane (o più spesso da cani), di pessima fattura; un c., cantante o attore di teatro inadatto alla scena per irrimediabile insufficienza di qualità e di mezzi. Anticam. fu titolo ingiurioso rivolto dai cristiani agli infedeli, spec. ai Turchi: Che ’l sepolcro di Cristo è in man di cani (Petrarca); e c. rinnegato era il cristiano apostata dalla sua religione; altre espressioni ingiuriose più generiche: c. d’un traditore!; figlio d’un c.! In molte similitudini il cane è considerato nella sua natura di bestia e come tale contrapposto all’uomo: vita da cani, insopportabile, dura, miserabile; vivere, lavorare, mangiare, dormire da cane o come un c., malamente, da bestie; fa un tempo da cani, è una sera da cani, con freddo, vento, pioggia; essere solo come un c., come un c. randagio, abbandonato da tutti; morire come un c., senza nessuno accanto, o senza i conforti della religione; scacciare, trattare come un c., villanamente, senza alcun riguardo o pietà. Come apposizione: fa un freddo c., intenso; mi ha fatto (opp. ho sentito) un male c., fortissimo, tremendo; com. anche l’esclam. mondo cane!, avverso, sgradito. Ma in altre similitudini può avere senso buono, con allusione per es. al coraggio, alla fedeltà del cane: c. agli sguardi e cervo al core! (V. Monti); affezionato, fedele come un cane. b. Locuz. particolari: andarsene come un c. frustato, o come un c. bastonato, mogio mogio; non esserci un c., non trovare un c., nessuno: non c’era un c. per la strada; rimanendo celibe,... per non aver mai trovato un c. che la volesse (Manzoni); la era morta allo spedale, senza che un c. andasse a chiedere di lei (I. Nievo); voler raddrizzare le gambe ai c., fare opera vana, tentare cose impossibili; essere come c. e gatto, essere sempre in disaccordo, litigare continuamente; menare il can per l’aia, tirare le cose in lungo senza concludere, evitare astutamente di mantenere un impegno, e sim. c. Proverbî: can che abbaia non morde (v. abbaiare); non svegliare (o non destare) il can che dorme, non molestare chi ha potere di nuocerti, quando se ne sta tranquillo; c. scottato dall’acqua calda ha paura della fredda; a can che lecchi cenere non gli fidar farina; ecc. 3. Nome di altri animali: a. C. procionoide o c. viverrino, sinon. di nittereute. b. C. delle praterie, nome che i cacciatori di pellicce del Canada danno ai roditori del genere cinomio, per la voce simile a quella dell’abbaiare dei cani. c. C. d’acqua, nome con cui sono comunem. chiamati gli anfibî del genere necturo. d. In araldica, c. marino, figura chimerica con muso di pesce, e corpo di cane terminato da una coda squamosa, talora usato come cimiero. 4. Nottolino, dente d’arresto in varî meccanismi. Nel banco da falegname, tipo di arresto che viene fissato in apposito foro dalla ganascia mobile per tenere fermo il pezzo da lavorare. 5. a. Ordigno che negli archibugi stringeva la miccia da avvicinare al bacinetto per l’accensione della carica, e in seguito quello simile che stringeva la pietra focaia. b. Nelle armi da fuoco portatili, organo che, spinto da una molla quando si preme sul grilletto, percuote l’innesco (o la capsula) determinando l’accensione della carica e perciò lo sparo dell’arma; anticamente era posto all’esterno del meccanismo di chiusura, mentre nelle armi di tipo moderno è nascosto internamente o addirittura non esiste più, essendosi trasformato in una parte dell’otturatore. 6. Arnese per tenere ben fermi i cerchi nella cerchiatura delle botti. 7. In geometria, curva del c., altra denominazione della curva d’inseguimento (v. inseguimento). 8. In astronomia, C. maggiore, costellazione australe vicina ad Orione, in cui gli antichi riconoscevano il cane che Orione portava con sé alla caccia (l’astro principale è Sirio); C. minore, piccola costellazione equatoriale a sud dei Gemelli, di cui fa parte la stella Procione (nella quale gli astronomi greci identificarono il cane di Icario); Cani da caccia, costellazione del cielo boreale con alcune stelle poste a sud del timone dell’Orsa maggiore, la cui stella principale è il Cuore di Carlo. ◆ Gli alterati si riferiscono esclusivamente al cane domestico; tranne il dim. canino (f. -a), derivano tutti dal tema di cagna: dim. cagnétto (più com. il femm. cagnétta, v.), cagnettino (f. -a); vezz. cagnolino (v.); pegg. cagnàccio; accr. cagnóne (v.); v. anche cagnolo2. TAV.