cancellare
(o scancellare) v. tr. [lat. cancellare, propr. «chiudere con un cancello, con un graticcio», da cui varî sign. fig. già in latino] (io cancèllo, ecc.). – 1. Coprire con tratti di penna o in altro modo le parole di uno scritto perché non si leggano, e per estens. cassare in genere: c. con la gomma, con il bianchetto; c. il nome dall’elenco; cancellarsi dalla lista dei partecipanti; c. una parola errata; un’iscrizione cancellata dal tempo (o, con intr. pron., cancellatasi col tempo). Anche, ripulire una superficie da ciò che vi è scritto: c. la lavagna. 2. estens. Danneggiare, deteriorare, far svanire: l’umidità ha cancellato l’affresco. Fig., togliere, estinguere: c. un’ipoteca; c. un’onta, e sim.; c. col sangue un’offesa; c. dalla memoria, dimenticare, far dimenticare; nulla potrà c. in noi il ricordo di lui; c. un’impressione; c. dalla faccia della terra, uccidere, annientare; sempre in senso fig., il verbo è anche usato come intr. pron., col sign. di scomparire, dileguarsi: cancellarsi dalla memoria. 3. Sull’esempio dell’ingl. to cancel, il verbo è usato talora anche col sign. di annullare, disdire, in espressioni come c. una visita, un colloquio, un appuntamento, una prenotazione (v. inoltre cancello2); in partic., c. un volo, negli aeroporti, annullare la partenza di un aereo di linea: a causa dello sciopero dei piloti, sono stati cancellati quasi tutti i voli nazionali. 4. ant. a. Chiudere con un cancello o con una grata. b. Incrociare le braccia o altro. c. Con uso intr., camminare incrociando le gambe, quindi barcollare, vacillare (cfr. il fr. chanceler), anche in senso figurato.