canaglia
canàglia s. f. [lat. *canalia, collettivo di canis «cane», propr. «frotta, moltitudine di cani»]. – 1. Insieme di gente malvagia, abietta, disonesta: fare lega con la c.; sono tutti c.; anche sinon. spreg. di plebe: Che diavolo hanno costoro? che c’è d’allegro in questo maledetto paese? dove va tutta quella c.? (Manzoni); la c. paesana, letterata ed illetterata (D’Annunzio); senza valore spreg. in Carducci (Giambi ed epodi, IV): Ti gittasti feroce in mezzo a i mille, Santa canaglia. Nel linguaggio giornalistico, stati c. (calco dell’ingl. rogue state), denominazione spreg. di quei paesi (spec. arabi) che sostengono e finanziano il terrorismo fondamentalista islamico. 2. Riferito a persona singola, birbante, cattivo soggetto: è una c.; quella c. di tuo cugino; con questo sign. può farsi anche plur., se riferito a più persone: me la pagheranno, quelle canaglie! Talora scherz. (cfr. birbante e sim.): ah, c.!, credevi che non t’avessi visto? ◆ Dim. scherz. canagliétta; accr. canaglióne m.; pegg. canagliàccia (questo, anche in senso collettivo, gli altri solo di persona singola).