camomilla
s. f. [lat. tardo chamomilla, adattam. del gr. χαμαίμηλον, propr. «mela nana»; così chiamata per l’odore dei fiori simile a quello di certe mele]. – 1. Nome di varie piante delle composite tubuliflore, di cui la più nota e diffusa è la c. comune o volgare (Matricaria chamomilla), erba annua, ramosa, con capolini all’apice dei rami, formanti insieme un corimbo, fiori bianchi nei raggi e gialli nel disco; cresce spontanea in Europa e in Asia, è comune anche in Italia; viene inoltre coltivata per ricavarne un’essenza (olio essenziale o essenza di c.), impiegata in terapia come blando nervino, sedativo, antispasmodico. Altre specie, con proprietà analoghe, sono la c. fetida o mezzana o puzzolente (Anthemis cotula), la c. romana o nobile o di Boemia o appiolina o apiolina (Anthemis nobilis), la c. selvatica o bastarda o falsa, data da varie specie dei generi antemide e matricaria. 2. Infuso dei fiori essiccati della camomilla comune e romana, dotato di blanda azione sedativa, diuretica e digestiva: farsi una c., prendere o bere la camomilla.