cammello
cammèllo (raro camèllo) s. m. [lat. camēlus, gr. κάμηλος]. – 1. (f. -a) Grosso quadrupede ruminante, caratteristico per le sue gobbe e per la grande resistenza e sobrietà; appartiene al genere Camelus della famiglia dei camelidi, e comprende due specie: il cammello a due gobbe o battriano (Camelus bactrianus), e il cammello a una gobba o dromedario (v.). Il cammello battriano, che vive nell’Asia orient. e centr., ha testa piccola, collo lungo e strettamente incurvato, gobbe sviluppatissime, arti robusti, mantello lanoso di color bruno o marrone; animale resistentissimo, può percorrere senza stancarsi, anche se sovraccaricato di pesi, fino a qualche decina di chilometri al giorno alimentandosi di piante anche spinose, e può stare parecchi giorni senza bere. 2. Fibra tessile costituita dai peli interni, più sottili e morbidi, del rivestimento peloso del cammello, spec. di quello battriano, usata, generalmente mista a lana di pecora, per tessuti di grande morbidezza, molto pregiati. 3. Come agg. invar., che ha il colore del manto del cammello (marrone più o meno chiaro): un tessuto, un cappotto cammello. 4. Antico sistema di sollevamento dei vascelli mediante pontoni dapprima riempiti d’acqua e fissati sotto i natanti e poi svuotati in modo da farli emergere, cui si ricorreva quando i vascelli dovevano essere portati in canali o in porti d’insufficiente profondità d’acqua: è dunque forza trasportare le navi alla foggia olandese con un bel paio di cammelli sotto (Algarotti). ◆ Dim. cammellino, cammellétto; accr. cammellóne.