caldo
agg. e s. m. [lat. caldus, forma sincopata pop. per calĭdus, der. di calēre «esser caldo»]. – 1. agg. Che dà la sensazione del calore; più propriam., si dice calda una cosa che abbia temperatura superiore a quella normale, o superiore ad altro oggetto con cui si confronti, spec. rispetto alla temperatura del corpo umano. In genere, si contrappone a freddo: entrare nel letto c.; scottarsi col ferro c.; lavarsi con l’acqua c. (ma l’acqua è c. può dirsi anche dell’acqua da bere, quando pur avendo temperatura bassa non dia l’impressione della freschezza). Con riferimento alla temperatura dell’aria, dell’ambiente e sim.: clima c.; regioni c.; nella stagione c.; un’estate caldissima; nelle ore più c. della giornata; c’è un’aria c. e afosa. In agricoltura, terra c., terreno c., di terreni che si riscaldino facilmente sotto l’azione del sole e non mantengano l’umidità. Di cibi, appena levati dal fuoco: una minestra ben c.; caffè poco c.; pane c., appena sfornato; tavola c. (v. tavola, n. 2 b). Fig., di cose fatte da poco o recenti: dare una notizia calda calda; m’ha letto il suo articolo caldo caldo, appena finito di scrivere; più raram., riferito a persona appena giunta in un luogo e sim.: trovandolo poi nuovo affatto del paese, aveva tentato il colpo maestro di condurlo caldo caldo alle carceri (Manzoni). Di parti del corpo: avere le mani c.; il bimbo ha la fronte c., deve avere la febbre; animali a sangue c., gli omeotermi. 2. fig. a. Riferito a persone, a sentimenti, a espressioni e sim., infiammato di ardore, di passione, pieno di calore, acceso, vivo: essere c. d’amore; il suo c. affetto; una c. amicizia; con la più c. simpatia; un c. discorso, una c. preghiera; un’esecuzione musicale c. e appassionata; la c. fantasia (Parini); Dal petto mio che fu sì c. un giorno, Anzi rovente (Leopardi). In partic., cuore c., facile all’entusiasmo, espansivo; testa c., persona di idee avventate, irrequieta, esaltata; avere il sangue c., essere eccitabile, emotivo; a sangue c., con l’animo sconvolto dall’ira o da altra passione; donna c., passionale, molto sensuale. b. Caratterizzato da rivolte, lotte, tensioni di natura politica, sindacale e sim., soprattutto nelle espressioni: zona c., giorni c., e sim.; in partic., autunno c., turbato da forti tensioni sociali (la locuz. è nata con riferimento all’autunno del 1969, che vide, in Italia, l’esplosione simultanea di rivendicazioni operaie particolarmente accese, precedute e accompagnate dall’insorgere di vivaci movimenti studenteschi). c. Locuz. e frasi proverbiali: piangere a c. lacrime, copiosamente, dirottamente; prendersela calda per una cosa, darsene gran premura, o anche eccitarsi, per qualche motivo: come se la piglia calda per uno scherzo così innocente!; darne (averne, ricevere) una c. e una fredda, procurare o ricevere alternativamente un piacere e un dispiacere; chi la vuol calda e chi la vuol fredda, ognuno ha gusti e preferenze diversi. 3. estens. a. In fisica, di corpo che emani non soltanto calore, ma anche radiazioni in genere; in partic., si dice di un corpo o di un oggetto radioattivo. b. Tinte c., i colori tra il rosso, il giallo e l’arancio, che si associano alla luce e al calore del sole. c. Di voce, che ha inflessioni profonde e gradevoli. d. Di vino, di alta gradazione alcolica. 4. s. m. a. Calore, alta temperatura, in partic. dell’aria riscaldata dal sole o di un ambiente in cui penetri il calore esterno o che sia riscaldato artificialmente: il sole è alto, e il c. è grande (Boccaccio); oggi fa c.; fa un gran c. qui dentro (fig., nel linguaggio di guerra, fa c., alludendo a luogo sottoposto a intensa azione di fuoco nemica); c’è un c. soffocante; si scoppia dal c.; essere, stare al c., in luogo dove ci si possa scaldare, anche nel letto; i gatti amano stare al caldo. b. Con accezioni più particolari: l’effetto del calore: sentire, avere c. (in genere, sentire indica piuttosto l’impressione esterna, avere l’impressione interna); tenere c., riparare dal freddo, mantenere una temperatura costante e, d’indumenti, mantenere addosso il calore naturale. La stagione calda, l’estate: preferisco il c. al freddo; non vedo l’ora che torni il caldo. Il calore prodotto dal fuoco: tenere in c. una vivanda, vicino al fuoco o nel forno; mettere il brodo in c.; lavorare un oggetto a c., col fuoco (di metalli, lavorarli nella fucina); con altro senso, operare a c., eseguire un intervento chirurgico quando il processo infiammatorio (spec. in casi di appendicite) è in fase acuta. Prendere qualcosa di c., qualche cibo o bevanda calda. c. fig. Ardore, vivo affetto, impeto di passione: audace e baldo Il fea degli anni e dell’amore il c. (T. Tasso); nel c. della discussione, della perorazione, d’una lite, nel momento più vivo. Come locuz. avv., a caldo, all’istante, mentre dura l’impressione di un fatto: rispondere a c.; reagire, avere una reazione a c.; sono riflessioni a c. e possono essere erronee. d. Locuzioni fig.: non fare né c. né freddo, lasciare indifferente (le sue osservazioni non mi fanno né c. né freddo); fa c. e freddo come gli pare, fa ciò che vuole, si comporta da padrone. Parlando di animali: essere, andare, entrare in c. (ma più com. in calore), in amore, in fregola. ◆ Dim. caldino, caldùccio, calduccino, per lo più come sost., per indicare calore moderato (non com., caldétto, come agg.): stare al calduccio; pegg. caldàccio, s. m., aria o stagione assai calda e molesta. ◆ Avv. caldaménte, solo in senso fig. (v. la voce).