caldaia
caldàia (ant. caldara) s. f. [lat. tardo caldaria, der. di cal(ĭ)dus «caldo»]. – 1. Capace recipiente di rame o altro metallo usato per farvi bollire liquidi: presa un’altra scodella, l’andò a empire alla c. (Manzoni); soffiare nel fuoco sotto la c. della pece (Verga); le c. fumano al fuoco, ... le grandi c. dove si coagula il latte (Alvaro). 2. Apparecchio, dalle forme e dagli usi piu varî, destinato a riscaldare liquidi, generalmente acqua, come per es. la c. per riscaldamento e produzione di acqua calda, per appartamenti: c. murale da interno, da esterno; c. a condensazione; talora può essere atta a vaporizzare liquidi, come la c. a vapore (per la quale oggi si preferisce, soprattutto con riferimento a grandi impianti, la denominazione generatore di vapore): ferro da stiro a (o con) caldaia, per la produzione del vapore necessario alla stiratura. A seconda dello schema costruttivo: c. a grande volume d’acqua (o a grande corpo cilindrico), le più antiche, costituite da grandi cilindri orizzontali lambiti dalle fiamme nella parte inferiore; c. a tubi di fumo, in cui i gas di combustione passano all’interno di tubi circondati d’acqua (hanno il loro prototipo nella caldaia per locomotiva); c. a tubi d’acqua, ormai le più diffuse, in cui l’acqua circola e vaporizza in tubi circondati dai gas. C. di colata, v. siviera. C. elettriche, per produzione di vapore e acqua calda, funzionanti con elettrodi a immersione; c. a combustione nucleare, nelle quali l’energia termica è fornita da un reattore nucleare. 3. In geologia, c. dei giganti, lo stesso che marmitta dei giganti (v. marmitta, n. 3 b). 4. In biologia, c. dei pigmei, nicchia di escavazione prodotta in terreni rocciosi poco coerenti da alcuni insetti per ripararvisi e deporvi le uova. ◆ Dim. caldaiétta, caldaina; accr. caldaióna, e caldaióne m.TAV.